Referto positivo, ma non ha fatto il test
A scuola ancora disagi e ragazzi beffati

Un professore del Cfp risulta affetto da Covid senza avere mai eseguito tamponi - E la classe della media “Parini” non riesce ancora a ritornare in presenza: Ats non risponde

Ricominciano i problemi. A causa dell’aumento dei contagi e delle regole sulla quarantena scolastica, il sistema di Ats Insubria è tornato a incepparsi. Negli ultimi giorni, sono aumentate le segnalazioni di ritardi i e difficoltà nell’invio delle convocazioni per l’effettuazione dei tamponi.

A proposito di disguidi, è davvero surreale la vicenda in cui si trova Domenico Vadalà , docente del Cfp, messo in quarantena da Ats Insubria perché risultato positivo al tampone. Peccato però che l’insegnante non abbia effettuato nessun test. «Venerdì 24 novembre è stato registrato un caso positivo nell’istituto – racconta Vadalà – quel giorno, però, mi sono sottoposto alla terza dose e, a causa dei postumi del vaccino, non sono andato a scuola. Inizialmente, nella lista dei contatti stretti, all’Agenzia di tutela della salute era stato inviato anche il mio nominativo. Subito è stata mandata una rettifica in cui si specificava la mia assenza dalla classe». Quindi per il docente non era più necessario sottoporsi al tampone: così, anche perché consigliato in questo senso, ha deciso di non presentarsi all’appuntamento.

Proprio ieri, però, nella sua casella di posta elettronica, l’insegnante ha ricevuto una mail in cui Ats l’avvisava del risultato del test. «Ci sono il mio nome, cognome e codice fiscale – spiega - Si dice che il tampone cui mi sono sottoposto è positivo. Ma io non l’ho mai fatto. Non so come sia potuto succedere».

La situazione sembra incredibile. Ma, oltre al danno, si aggiunge la beffa: «Chiamo il numero verde e non ricevo risposta – continua Vadalà – la referente Covid della scuola ha mandato una mail per spiegare l’accaduto. È stata letta, ma non ha ricevuto risposta. Non so come muovermi: in teoria, dovrei essere bloccato a casa. Però, ripeto, non mi sono sottoposto al tampone. A me sembra grave: funziona davvero così la nostra sanità?».

Per quanto riguarda i ritardi di Ats, continua la didattica a distanza per una classe di prima media della Parini. Ancora ieri, nonostante gli sforzi e i tentativi, i genitori non hanno ricevuto nessuna comunicazione da parte dell’Agenzia di tutela della salute. «È davvero un peccato – racconta una mamma, Camilla Ceruti – i nostri figli hanno già perso parecchi giorni di scuola in questi due anni. Si sperava che, con l’esperienza maturata in questo periodo, potesse andare in maniera diversa. Invece, siamo abbandonati a noi stessi, senza sapere cosa fare per rimandare i ragazzini a scuola». I genitori sono venuti a conoscenza di un caso positivo il 24 novembre. Dal primo giro di controlli, è emerso un secondo positivo in classe. Così, come prevede la normativa, tutti gli studenti sono stati messi in quarantena ed è scattata la Dad.

Da quel momento, le famiglie non hanno più avuto alcun segnale dall’Ats, nemmeno la comunicazione d’inizio quarantena. A nulla sono valse le sollecitazioni quotidiane del plesso. Non avendo ricevuto nessun tipo di risposta alle loro sollecitazioni, i genitori non hanno portato i figli a eseguire il test al termine dei dieci giorni, come prevedono le disposizioni (in caso di esito negativo, i ragazzi avrebbero potuto rientrare in classe). Anche perché, chi ha provato a prenotare, non ha trovato posto.

Così, l’unica soluzione è aspettare giovedì, giorno in cui scadono i 14 giorni, il termine oltre il quale è consentito il ritorno in classe anche senza test.

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