Cronaca / Como città
Domenica 08 Novembre 2020
Rsa, ora il Covid fa di nuovo paura
Via Grossi, due decessi e 15 positivi
E gli ospedali rifiutano i ricoveri se non in casi gravissimi - Timori alle Marcelline. Il medico: «Cerchiamo di fare il possibile con le nostre mani»
Il contagio torna nelle case di riposo e semina morte, ospedali e soccorritori non mandano più le ambulanze per i ricoveri e le Rsa faticano a trovare tamponi. Il virus con la seconda ondata è riuscito di nuovo ad infilarsi in molte strutture della provincia, soprattutto in quelle che non erano state investite durante la primavera. La Casa Santa Marcellina ha registrato solo negli ultimi giorni 15 positività tra i suoi 75 ospiti e due decessi. Si tratta di due ospiti entrambe novantenne, affette da altre patologie.
Per isolare i numerosi ospiti positivi, i più con pochi sintomi, la Rsa di via Grossi ha allestito delle camere nella vicina palazzina San Luigi, un edificio staccato dal corpo centrale e separato da un giardino. Pur avendo carenza di personale sanitario si sta cercando di organizzare i turni in maniera tale da contenere il contagio. Altre due persone residenti alle Marcelline la scorsa settimana sono state ricoverate, ma ora le disposizioni non prevedono più questa possibilità.
«Possiamo chiedere il ricovero soltanto per chi è gravissimo, per chi è sul punto di morte - spiega il medico della struttura Gennarino Balestra -. Ho già chiesto, inutilmente. Noi dobbiamo passare dalla centrale regionale che per le residenze per anziani ha sede a Milano al Pio albergo Trivulzio. In teoria dovrebbero contattarci per necessità circa ricoveri e quarantene. Ma ormai il sistema è collassato e non ci sono posti letto. Il 112 si rifiuta di fare trasporti e soccorsi. Dobbiamo tenere i malati, isolarli e cercare di curarli. Fare eparina, cortisone, ossigeno, quel che si può».
È una criticità terribilmente cinica che si era già manifestata tra marzo e aprile. La precedenza in ospedale è data ai più giovani, a chi ha più speranze di superare la malattia. «Abbiamo cercato nelle ultime settimane di continuare a fare a nostre spese i tamponi per tenere sotto controllo la situazione – spiega ancora il medico –, solo che adesso sta cominciando a diventare impossibile. I tempi sono lunghi, dobbiamo scegliere i laboratori facendo riferimento a ciò che ci dice la Regione. Ma tra credenziali, appuntamenti, stampe e referti passano settimane. Ci appoggiavamo allora fino a poco fa in solvenza da Synlab, ma di recente ci hanno risposto con una lettera dicendo che per noi non fanno più tamponi. Mi sono attaccato al telefono, cercando altri laboratori, gli enti pubblici, gli ospedali. Rispondono solo i messaggi registrati, hanno staccato la spina. Allora ho preso la macchina e sono fisicamente andato a Tradate presso un altro laboratorio, avanti e indietro con i campioni. Come da disposizioni ho anche comprato da Regione tramite il bando Aria una fornitura di test rapidi. Li ho pagati, sono dieci giorni che li aspetto, ma non arrivano ancora».
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