Rumesh, dieci anni fa il dramma
Manifesti anonimi per ricordare

San Martino«Vittima della repressione», recita uno dei poster affissi sul luogo di quel dramma - Lo sparo di quel vigile segnò il tramonto del nucleo “anti writer” voluto dalla giunta di allora

«Rumesh vittima della repressione». A dieci anni di distanza dagli spari che per un soffio non costarono la vittima al giovane Rumesh Raigama Achrige, all’epoca da poco maggiorenne, una mano anonima ha affisso ieri mattina un manifesto a ridosso del punto in cui, il 29 marzo 2006, un vigile urbano dell’ormai ex nucleo anti writer del Comune di Como esplose al suo indirizzo un colpo di pistola calibro nove, indirizzato alla nuca.

«Saranno passati dieci anni - si legge sul manifesto del tutto anonimo, scritte bianche e rosse su sfondo nero - ma Como non dimentica». La vicenda, stranota, comportò per il giovane di origini cingalesi una invalidità permanente. Il processo che ne seguì si concluse, l’anno successivo, con una condanna, sospesa, a due mesi di detenzione per il reato di lesioni personali e non senza polemica da parte dei tanti che ritennero la sanzione oltre modo mite, alla luce del danno che il giovane Rumesh aveva subito. In realtà, la pena era stata mitigata dall’avvenuto risarcimento di un danno che fu all’epoca quantificato nella somma di un milione e 600mila euro. Il ricordo di Rumesh, che nel frattempo è tornato in Sri Lanka, è ancora vivo non soltanto nei suoi amici ma nei tanti testimoni di quell’epoca quasi epica di contrasti e manifestazioni di piazza.

La città scese in strada, il giorno dopo l’incidente, per sfilare sotto il Comune di Como nel corso di una manifestazione trasversale cui, si ricorderà, presero parte comaschi di estrazione la più disparata. Quell’incidente segnò inevitabilmente la fine di quel modello di prevenzione e repressione consistito nell’attivazione di un nucleo di polizia locale esclusivamente “dedicato” al contrasto dal fenomeno dei writer, contrasto che aveva peraltro prodotto risultati anche di rilievo, come nel caso di una celebre indagine coordinata dalla Procura della Repubblica e conclusosi con una sfilza di condanne.

Da allora, disciolto il nucleo, la polizia locale ha ripreso la sua battaglia contro i vandalismi vestendo la divisa che all’epoca del nucleo aveva ceduto il passo agli abiti civili.

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