Scuola in quarantena a Morbio
Tredici casi di “variante inglese”

Ticino: a meno di quattro chilometri dal valico di Maslianico. Nei giorni scorsi un caso a Balerna

All’immediata vigilia delle nuove e pesanti restrizioni volute da Berna per tentare di arginare l’impennata dei contagi, il Canton Ticino deve fare i conti per la seconda volta in pochi giorni, sempre a due passi dal confine con il Comasco, con la cosiddetta variante inglese del Covid.

Dopo il focolaio individuato all’interno di una Rsa di Balerna, ieri il Dipartimento della Sanità cantonale ha posto in quarantena studenti e docenti della scuola media di Morbio Inferiore, Comune ubicato a meno di quattro chilometri dal valico di Maslianico-Pizzamiglio. Lezioni al momento sospese fino al 29 gennaio (da martedì si procederà con la didattica a distanza) con 500 studenti e una settantina di docenti in quarantena. Sin qui sono stati riscontrati tredici casi di positività.

«Una situazione unica nel suo genere» ha fatto sapere il Governo di Bellinzona, che, in via precauzionale, ha deciso di sospendere - per le prossime due settimane - tutte le attività sportive, che prevedono contatto fisico, rivolte a bambini e giovani fino a 16 anni.

E nelle ultime ore, il Governo federale ha fatto sapere che sulle scuole “in presenza” nei prossimi giorni sarà effettuata una approfondita riflessione. L’allerta è dunque massima anche in Ticino (83 i nuovi casi registrati ieri con altri 4 decessi e con 6 nuovi ricoveri a fronte di 12 dimissioni) che da questa mattina dovrà allinearsi alle nuove misure federale, che prevedono insieme alla chiusura di bar e ristoranti anche lo stop all’attività di un numero importante di negozi.

Come in tutti i provvedimenti sin qui voluti da Berna, bisognerà capire quale incidenza avranno le nuove restrizioni sui controlli dei frontalieri in transito ai valichi di confine. Il rischio code è dietro l’angolo, anche se ad oggi la richiesta di Bellinzona di intensificare il monitoraggio dei transiti ai valichi è stata respinta al mittente da Berna.

Il consiglio è quello di esporre il permesso di lavoro “G” in bella mostra. Da oggi lo smart working sarà obbligatorio (e non più solo raccomandato) su tutto il territorio federale.

E questo rappresenta un altro fronte importante nelle dinamiche di confine, tenendo conto che l’accordo tra Svizzera e Italia per permettere ai frontalieri di lavorare in smart working è stato tacitamente rinnovato, dopo le incomprensioni della scorsa primavera. Anche la politica ticinese è scesa in campo su questo dibattuto argomento, con l’Mps che ha depositato un’interrogazione a Palazzo delle Orsoline, chiedendo i dati sui controlli che verranno effettuato nel corso di questa settimana, con annesse irregolarità riscontrate.

Il tema di fondo è che lo smart working non da tutte le imprese ticinesi è gradito e per questo i sindacati hanno già innalzato il livello d’allerta, ribadendo che da oggi lavorare da casa è obbligatorio e non più solo raccomandato. Da segnalare, infine, che al confine tra Svizzera e Germania si è aperto un caso diplomatico, dopo che Berlino ha deciso di introdurre il tampone obbligatorio ogni 48 ore per 60 mila frontalieri che ogni giorno entrano nella Confederazione dal regione del Baden-Wurttemberg.

In realtà anche il Cantone di Basilea Campagna ha introdotto il test rapido obbligatorio per chi soggiorna sul territorio cantonale per più di 24 ore.
Marco Palumbo

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