Cronaca / Como città
Venerdì 03 Marzo 2017
Scuola pubblica ma soltanto di nome
Dal wi-fi all’inglese, paga sempre papà
I bilanci degli istituti, i contributi “volontari” sono in calo ovunque ma restano decisivi. Il caso limite del liceo Giovio: dal ministero 83mila euro, dai genitori 261mila all’anno
Senza i contributi delle famiglie le scuole dovrebbero fare a meno della quasi totalità delle attività che arricchiscono l’offerta formativa, ma sono sempre meno le mamme e i papà disposti a mettere mano al portafoglio.
Spulciando i bilanci degli istituti di Como (i rendiconti 2017 per chi li ha già pubblicati, altrimenti gli stessi documenti del 2016) salta all’occhio come i finanziamenti delle famiglie abbiano un importante peso specifico, coprono le spese per i corsi di musica, il potenziamento delle lingue, le attività sportive, ma i presidi con questi fondi programmano anche dei veri investimenti, costruiscono nuovi laboratori e cablano gli edifici con la rete wifi.
Nell’ultimo triennio però questi contributi sono in continua discesa, sono ormai ridotti all’osso in istituti come la DaVinci Ripamonti e il Caio Plinio, che prima potevano contare rispettivamente su 150mila e 180mila euro e ora dai genitori rastrellano solo 30mila e 50mila euro. È una situazione diffusa, nel bilancio del comprensivo Como Borgovico la voce contributi da privati, ovvero le famiglie, è passata da 124mila euro a 64mila, a Como centro città, le scuole di via Gramsci, da 98mila a 76mila. Alcune scuole, per esempio quelle di Albate, chiedono ai genitori solo lo stretto necessario, in altre invece i conti restano in linea. Al contrario al Giovio e alla Magistri la maggioranza contribuisce e il “tesoretto genitori” raggiunge i 250mila euro. Occorre però fare una parentesi, fuori da queste voci lo Stato paga gli stipendi dei docenti, che sono la spesa più grande nel mondo della scuola, mentre le amministrazioni locali saldano le bollette, per esempio i riscaldamenti.
E’ però vero che le casse statali per la didattica versano una quota sempre più sottile, il fondo d’istituto, un tempo utile ad arricchire l’offerta formativa, è quasi all’asciutto e anche le risorse per i corsi di recupero sono stati prosciugati. Ecco perché la borsetta di mamma è così preziosa.
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