Separazioni, un anno per vedere il giudice
Tempi d’attesa raddoppiati in pochi mesi

Caos dopo la chiusura totale alle udienze decisa dal presidente del Tribunale. L’ira degli avvocati di famiglia: «Così si creano difficoltà soprattutto alle persone più fragili»

L’avvocato Anna Paola Manfredi ha il volto scuro, mentre studia lo storico del fascicolo per una separazione giudiziale di una sua cliente. «Ho depositato la domanda a novembre dello scorso anno. La prima udienza la terremo il 21 gennaio dell’anno prossimo». Quasi quindici mesi di attesa per poter vedere il giudice. E, nel frattempo, niente assegno di mantenimento, niente accordi sull’affidamento dei figli, niente tentativo di conciliazione.

La giustizia civile, e in particolare il diritto di famiglia, dopo l’emergenza Covid è piombata nel caos. Sentenze praticamente inesistenti, udienze bloccate per quasi cinque mesi e ripartite alla vigilia della sospensione feriale di agosto, nuovi casi che - oggi - vengono fissati alla soglia dell’estate dell’anno prossimo (con tempi d’attesa raddoppiati). Certo, gran parte della colpa è del Covid, ma in altri Tribunali la situazione è sicuramente meno grave di quella comasca. Dove, sicuramente, ha pesato la decisione - già aspramente criticata dagli avvocati civilisti lo scorso mese di maggio - presa dal presidente del Tribunale Ambrogio Ceron di prorogare lo stop alle udienze in presenza fino a tutto luglio.

Situazione al collasso

Quello raccontato dall’avvocato Anna Paola Manfredi, il ricorso presentato a novembre, due udienze rinviate causa Covid (una a fine giugno, quando ormai i casi erano sensibilmente diminuiti e la giustizia penale era tornata a funzionare quasi a pieno regime) e rinvio a gennaio del prossimo anno, è un caso limite. Ma fino a un certo punto: «E per fortuna - commenta - ci ha messo una pezza la negoziazione assistita (valida solo per le separazioni consensuali e i divorzi congiunti, con la presenza obbligatoria degli avvocati ndr). A luglio erano già stati fatti, con l’aiuto della Procura che ha sempre funzionato perfettamente, 110 accordi». Tutto lavoro in meno per il Tribunale, a cui però restano pur sempre da gestire le separazioni e i divorzi nei quali i coniugi non trovano un accordo. A luglio i rinvii per le prime udienze venivano fissati per l’aprile inoltrato dell’anno successivo.

«Il problema - commenta Giovanna Petazzi, socia dell’Aiaf, l’associazione degli avvocato di famiglia - è che in molti casi ci sono i minori da sistemare, gli assegni di mantenimento da concordare, questioni urgenti da affrontare. Rinvii così lunghi creano difficoltà soprattutto alle persone maggiormente fragili». Vero è che il giudice Nicoletta Sommazzi, la sola delegata per queste cause, «in presenza di urgenze certificate accelera i tempi. Ma io - spiega ancora l’avvocato Petazzi - ho depositato a giugno una richiesta di ammonimento per il mancato pagamento degli alimenti e l’udienza ci sarà solo a metà ottobre».

Donne vittime di maltrattamenti

«Non può vivere di istante di anticipazione per chiedere una giustizia celere nei casi più delicati - commenta l’avvocato Arianna Liberatore, presidente di Telefono Donna - Se mi devo separare e si deve stabilire come farlo, non si può aspettare più di nove mesi. E poi ci sono i casi dove, siccome non ci sono i figli, non viene riconosciuta l’urgenza. Ma io assisto una donna, vittima di maltrattamenti, si è allontanata lei di casa su consiglio dei carabinieri dopo l’ennesima aggressione. L’udienza? Ci sarà ad aprile 2021 e intanto lei non ha una casa dove stare».

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