Sinigaglia, l’ultimatum è scaduto
Niente campo nuovo, rimane l’erba

Il Como rinuncia alla posa del campo misto sintetico-naturale allo stadio Sinigaglia, rimandando l’operazione al prossimo giugno. Da oggi comincerà a lavorare sul campo in erba per un lavoro di profondo restyling

L’ultimatum del Calcio Como al Comune è scaduto. E siccome ieri da Palazzo Cernezzi non sono arrivate le “certezze” che chiedeva la società calcistica cittadina in merito a date certe in cui firmare la concessione, ieri è arrivata la sentenza: il Como rinuncia alla posa del campo misto sintetico-naturale allo stadio Sinigaglia, rimandando l’operazione al prossimo giugno, e da oggi comincerà a lavorare sul campo in erba per un lavoro di profondo restyling che consenta alla squadra di giocare su un campo migliore possibile, e non come l’anno scorso in cui si era cominciato a giocare a calcio e si era finito a giocare a beach volley.

Sin qui la notizia. Che si porta dietro anche un immediata ripercussione: quanto ci vorrà per mettere a posto il prato del Sinigaglia, ormai giubilato per tutti e adesso per lo meno un po’ gibboso? Soprattutto, questi lavori metteranno a rischio la disputa delle prime partite (4 e 11 ottobre, quest’ultima il derby col Lecco) nello stadio cittadino?

Dice il numero uno del Como Michael Gandler: «L’anno scorso siamo partiti su un campo così-così e siamo arrivati in inverno a giocare su un campo inguardabile. Per questo, adesso, cercheremo di fare un campo più bello possibile che possa reggere alle intemperie dell’inverno». Anche perché poi lo senti Denis Wise, il nuovo responsabile inglese del progetto calcistico, colui il quale aveva bocciato il campo sintetico per una soluzione e mista, e innamorato dei prati britannici. Ma più che le ripercussioni tecniche, che interessano di più ai tifosi, forse vale la pena tornare su qualche retroscena nei rapporti tra il Comune e la società, alla base di questo estenuante tira e molla. Nella mail mandata mercoledì, ora si scopre, il Como nell’ultimatum era stato chiaro nell’annunciare al Comune che senza una data certa ieri, il Como avrebbe rinunciato all’opera (per ora: come detto, se ne riparlerà a giugno 2021).

Il Comune ha risposto quello che aveva risposto anche nei giorni precedenti, e cioè che senza quel paio di documenti mancanti, la firma non poteva avvenire, che non c’era nessun segnale o nessun ripensamento sul via libera alla posa e alla conseguente concessione di 12 anni alla società (il vero nodo del questione, sciolto a suon di battaglia cruenta nei mesi estivi). Ma soprattutto il Comune, questa volta per voce del dirigente Rossana Tosetti, aveva ricordato a Gandler che il Como avrebbe tranquillamente potuto iniziare i lavori, senza correre alcun rischio. Il Como non se l’è sentita, in mancanza di un documento, visto anche che l’Italia è il paese dei ricorsi e dei contro ricorsi. A Palazzo Cernezzi dicono che i documenti mancanti potrebbero arrivare tra lunedì e martedì: basterà per un nuovo capovolgimento di fronte? Secondo noi no. Il Como è (molto) scocciato, ormai la decisione è presa. Ma qui non si sa mai.

E se adesso ha tempo sino a fine agosto 2021 per fare il campo (da escludere i lavori durante la sosta invernale del campionato per le temperature), lo si deve a una clausola inserita nell’incontro in Giunta del 27 agosto, senza la quale oggi avremmo un reset su tutta la faccenda. L’assessore Galli ha detto: «Ci hanno comunicato ufficialmente la rinuncia. Spiace, forse si poteva fare. L’importante è che tutto il pacchetto non sia stato perduto, dopo tanto lavoro». È finita qua? Vedremo...

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