Cronaca / Como città
Mercoledì 14 Giugno 2023
Nel podcast le prime parole di Frigerio e una frase più chiara di altre: «è stato Olindo»
Strage di Erba Nella puntata del podcast “Anime Nere” la voce del testimone. E nella richiesta di revisione il magistrato sbaglia sulla traccia di sangue nell’auto dell’omicida
Mario Frigerio ha cercato per ben quattro volte di fare il nome di Olindo quale autore della strage di Erba già il 15 dicembre, durante la prima testimonianza raccolta in rianimazione al Sant’Anna. È quanto emerge dalla rielaborazione dell’audio - rovinatissimo - di quel colloquio avuto con il pubblico ministero Simone Pizzotti. Un audio nel quale il nome dell’assassino di via Diaz sembra essere pronunciato in quattro occasioni differenti, ma mai registrato o sentito. E se, viste le condizioni pessime dell’audio, in almeno tre di quelle occasioni la citazione è interpretabile, in un quarto passaggio un giovane informatico del suono - del tutto digiuno del caso sulla strage di Erba, e quindi non condizionato - assicura: «L’unica parola certa che pronuncia è “Olindo”».
Il riconoscimento
La seconda puntata della nuova stagione che Anime Nere, il podcast de La Provincia sulla cronaca giudiziaria, dedica alla strage di Erba torniamo a parlare della credibilità di Mario Frigerio quale testimone dell’accusa contro Rosa Bazzi e Olindo Romano. E lo facciamo anche grazie al supporto informatico di un giovane esperto che ci ha aiutato a rielaborare l’audio.
Il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser, nella sua richiesta di revisione, sposa la tesi innocentista secondo la quale a Mario Frigerio sarebbe stato letteralmente innestato nella memoria il nome di Olindo Romano. E che il primo verbale con le sue dichiarazioni, quello del 15 dicembre, è il solo genuino. Peccato che quel verbale sia stato costruito più sulle domande suggestive del pubblico ministero che sulle reali risposte del testimone.
Grazie all’ausilio di alcuni plugin, l’informatico Davide Pagani ha rielaborato una parte della registrazione di quella testimonianza. E nello spiegare che si tratta un file quasi indecifrabile, solo su un passaggio non ci sono dubbi: quando Frigerio dice (inascoltato dal pm): «È stato Olindo».
Ma nel riascoltare, utilizzando vari filtri, l’intera registrazione si scopre che in più parti il sopravvissuto all’inferno fa il nome del vicino di casa. Ad esempio quando il pm Pizzotti chiede: «I capelli erano bianchi o neri?». E mentre Frigerio risponde: «I capelli...» il magistrato conclude autonomamente: «Neri». Ma la trascrizione più fedele sembra un’altra: «I capelli di quello lì». E poco dopo: «È stato l’Olindo». E poi: «Lo conosco». E ancora, dopo il passaggio più clamoroso in cui si sente nitidamente: «Perché è stato Olindo, a quel momento ho capito, perché hanno (incomprensibile ndr). Perché è stato l’Olindo, la 100% (...) Non è un tipo che parla molto». E infine un minuto più tardi: «...era stato l’Olindo».
Le illazioni sulla macchia di sangue
Ma nella puntata on line dalle 15 di oggi (su laprovinciadicomo.it e sulle piattaforme come spotify, amazon musica e spreaker) si parla anche della macchia di sangue di Valeria Cherubini trovata nell’auto di Olindo Romano. Il pg Tarfusser arriva addirittura a ipotizzare che quella prova potrebbe essere stata manomessa volutamente. Tradotto: carabinieri e Procura di Como avrebbero truccato le carte pur di poter arrestare i coniugi Romano. Un’accusa gravissima, a sostegno della quale il magistrato non produce alcuna prova.
In compenso nella richiesta di revisione del processo, cade in un errore. Scrive che era impossibile che la macchia di sangue non fosse stata vista prima, perché - come risulterebbe dalla consulenza del perito della Procura - era grande «2 cm quadrati». In realtà il reperto di 2 cm quadrati non è costituito dalla traccia di sangue, bensì da “carta bibula” (quella utilizzata per i prelievi ematici) sulla quale vi erano aloni scuro/nerastri che si confermeranno essere tracce di sangue di Valeria Cherubini.
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