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Quando la boxe
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DIOGENE / L’inclusione sociale a suon di pugni: «Grazie allo sport ora aiuto i ragazzi problematici»

Articolo pubblicato sul secondo numero di Diogene, il settimanale del volontariato e del terzo settore

La boxe può essere un importante strumento non solo dal punto di vista atletico e educativo, ma anche per quanto riguarda l’inclusione sociale. Da oltre quattro anni l’educatore sportivo Donald Cortese ha avviato un progetto per promuovere iniziative di sviluppo e recupero della dispersione sociale, attraverso l’attività motoria, e in particolare con il pugilato.

Un’iniziativa, sostenuta anche dall’associazione sportiva Boxe Como, e che in quattro anni ha visto coinvolti oltre 100 ragazzi e ragazze, dimostrando come questo sport possa davvero aiutare chi vive un momento di difficoltà, ma anche come la passione e la disciplina possano portare a importanti risultati agonistici.

La testimonianza

«Da anni lavoro a contatto con i giovani, spesso con ragazzi che hanno difficoltà comportamentali e relazionali - racconta Cortese - Lo sport è un importante strumento di inclusione e da una mia riflessione in ambito lavorativo è nato il progetto che vede anche, all’interno del gruppo, ragazzi che hanno semplicemente interesse per la boxe e vengono ad allenarsi con noi».

Qui proprio la chiave dell’iniziativa che coinvolgendo persone con difficoltà personali e relazionali ad altre con un semplice interesse per il pugilato hanno permesso di creare gruppi di allenamento che spesso e volentieri hanno portato alla nascita di belle amicizie. Del resto, l’impegno e la disciplina sportiva, se associati a uno spirito di squadra, portano indubbiamente ad un mix vincente.

Cortese, con alcuni colleghi educatori e allenatori sportivi, nel corso di questi quattro anni ha creato una rete importante con le scuole medie e superiori del territorio, ma anche con alcune associazioni e reparti ospedalieri, con oratori e con il Tribunale di Como, attraverso il Centro Servizi per Il Volontariato.

Due gli allenamenti alla settimana garantiti fino a qualche tempo fa nella palestra dell’ex San Martino, ma che oggi sono possibili solo grazie all’impegno economico degli educatori visto che i giovani pugili non possono più contare su una struttura fissa.

«Attualmente ci alleniamo all’interno del centro Oasi, al parco Negretti di Rebbio - spiega Francesco Sanarica, che da anni condivide con Cortese passione e progetti - la speranza è che qualcuno possa aiutarci a trovare una nuova palestra dove poterci allenare e dove lasciare tutte le attrezzature».

In cerca di una palestra

Dopo aver liberato gli spazi dell’ex San Martino, riqualificati a spese di Cortese e di chi con lui ha sostenuto l’iniziativa, oggi guantoni e tutto il necessario per la boxe, non hanno un posto dove poter essere custoditi. E così, visto che molte delle attrezzature sono costose, i ragazzi hanno trasformato le proprie auto in un vero e proprio “magazzino” mobile.

In questi quattro anni di attività, infatti, i progetti sono stati finanziati grazie ad alcuni bandi, ma gran parte delle spese sono a carico degli stessi educatori. La speranza è che a breve si possa trovare una struttura pubblica, con una palestra idonea agli allenamenti di questa disciplina sportiva, per abbattere i costi e per garantire il proseguimento delle iniziative, ma anche di qualche sponsor pronto a contribuire.n 
Francesca Guido

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