Svizzera, lo stipendio arriva in euro
Rischio cambio per i frontalieri

Nel Canton Giura il caso di una donna francese pagata con la valuta europea. Ma così ha perso 20mila franchi e si è rivolta al Tribunale: la decisione definitiva a gennaio

Potrebbe profilarsi una svolta epocale all’inizio del nuovo anno su un tema particolarmente avvertito come quello dei salari, soprattutto in relazione alle continue fibrillazioni legate al cambio franco-euro. Già perché dal Canton Giura, di madrelingua francese, rimbalza una notizia che - qualora trovasse conferma o meglio avesse l’avallo del Tribunale federale, avrebbe un impatto importante per non dire determinante sui Cantoni di confine, a cominciare dal Canton Ticino e dall’oasi felice del Canton Grigioni, con il tasso di cambio applicato dalle aziende che detterebbe - suo malgrado - la linea per gli stipendi.

Senza dimenticare tutto il tema legato al dumping salariale: in buona sostanza, con gli stipendi in euro si creerebbe una disparità tra frontalieri e svizzeri. La notizia è che il Tribunale federale il 15 gennaio si pronuncerà in merito al caso di una dipendente francese pagata in euro anziché in franchi dalla propria azienda, in quanto - questa la versione del datore di lavoro - «la dipendente era residente in uno Stato dell’Unione Europea».

Il che significa che qualora i giudici dovessero avallare la decisione dell’azienda, anche in Ticino si riaprirebbe un aspro dibattito sugli stipendi in euro, che tante polemiche ha già suscitato in passato.

L’esempio della dipendente francese potrebbe calzare davvero a pennello per migliaia di frontalieri che ogni giorno dagli Stati “in quota” Unione Europea varcano il confine diretti in Svizzera. Tanto per completare il quadro della situazione, basti pensare che la donna - come ieri hanno riportato alcuni quotidiani del posto - tre anni or sono aveva trascinato davanti ai giudici i datori di lavoro, chiedendo il versamento di quasi 20mila franchi (al cambio attuale circa 17.600 euro) lasciati per strada a causa di questo cambio di rotta. E ad onor del vero, in prima battuta, il Tribunale del Lavoro del Canton Giura aveva condannato l’azienda a versare 18 mila franchi alla solerte dipendente. «Gli stipendi in euro - questa la formula utilizzata dal Tribunale del Lavoro - violano l’accordo di libera circolazione delle persone tra Svizzera e Unione Europea». Il tema di fondo dunque è sempre lo stesso: i Cantoni - in materia di lavoro e lavoratori - non possono decidere in autonomia né per quanto riguarda eventuali misure rivolte a favorire la manodopera locale (vedi la consultazione “Prima i nostri!” del 25 settembre 2016), né per quanto concerne il pagamento degli stipendi, giocando sul cambio franco-euro.

Il perché di questo nuovo pronunciamento del Tribunale federale è subito detto: l’azienda in seconda istanza (dopo cioè i giudici del lavoro) si era rivolta al Tribunale cantonale, senza successo. Da qui la decisione di bussare alla porta del Tribunale di Berna. Tema dibattuto, come detto, che in Ticino ha creato in passato aspre frizioni, legate al fatto che gli stipendi in euro avevano portato spesso in dote un tasso di cambio sfavorevole ai dipendenti o quantomeno, come riporta il sito ticinonews.ch, «non in linea con le quotazioni del mercato».

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