Cronaca / Como città
Venerdì 21 Ottobre 2016
Tre morti sull’idrovolante caduto
Il tribunale ordina altre indagini
Respinta la richiesta di archiviazione della Procura di Lecco. Sul registro degli indagati finisce anche il presidente dell’Aeroclub Como
Sviluppi importanti dal tribunale di Lecco nell’ambito del processo per l’incidente aereo che il 9 giugno del 2014, sui monti lariani di Premana, costò la vita al pilota comasco Pietro Brenna, 33 anni, e ai due coniugi che volavano con lui, Francesco Gianola, 72 anni, e sua moglie Adele Croci, 68.
Accogliendo una richiesta dei legali della famiglia di Pietro - gli avvocati Alessandra Colombo Taccani e Claudio Corengia - il giudice delle udienze preliminari Paolo Salvatore ha respinto una richiesta di archiviazione del pm Cinzia Citterio (secondo la quale non si sarebbe dovuto procedere oltre, sia per morte del reo sia per l’impossibilità di identificare altre, eventuali responsabilità), ordinando alla Procura un supplemento di indagine e disponendo l’iscrizione sul registro degli indagati dell’allora presidente dell’Aeroclub Como Giorgio Porta.
La scelta del giudice sarebbe conseguenza dell’acquisizione delle risultanze di una contro indagine difensiva svolta dai legali della famiglia del pilota. La materia è molto tecnica e altrettanto complessa a ricostruirsi.
Per farla più semplice possibile, la tesi degli avvocati è quella che il volo fatale non era stato adeguatamente organizzato, e che soprattutto - trattandosi di volo commerciale (per il quale i passeggeri avevano pagato) - avrebbe dovuto essere effettuato con un velivolo diverso da quello effettivamente impiegato, un Cessna C172 , motorizzato Lycoming C-320.
Il pallino torna insomma alla Procura, a più di due anni dall’incidente e sul percorso di una indagine già costellata di numerosi colpi di scena, a partire dalle contestazioni che la mamma di Pietro Brenna mosse nel novembre dello scorso anno denunciando la presunta avvenuta modificazione dei resti dell’aereo, ben prima che gli stessi fossero sottoposti a perizia tecnica.
In gioco non c’è soltanto la memoria delle vittime, e quella del pilota su tutte - che la famiglia pretende giustamente di tutelare -, ma anche diverse questioni, non secondarie, concernenti i risarcimenti.
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