Tv svizzera addio
«Cari italiani ecco perché»

Intervista a Doris Longoni

Da giugno i canali della Rsi - “La Svizzera”, come la chiamiamo tutti - spariranno dal digitale terrestre, lasciando orfani i numerosissimi telespettatori da questa parte del confine che, fin dai primi anni Settanta, si erano affezionati a quella televisione così vicina e così lontana, ricca di programmi imperdibili, a iniziare dalle trasmissioni sportive e dalle serie più amate, senza contare l’informazione di qualità e un’attenzione particolare ai bambini (chi non ha mai visto “Scacciapensieri?”).

Quali sono le motivazioni della scelta di abbandonare il digitale terrestre? Risponde Doris Longoni, responsabile comunicazione dell’offerta Rsi.

«Per cominciare occorre fare una premessa molto importante. La Rsi, Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, è un’emittente del servizio pubblico che fa parte della Srg Ssr - Società svizzera di radiotelevisione, il cui mandato è sancito dalla Costituzione federale, dalla Legge sulla radiotelevisione e dalla Concessione d’esercizio stabilita dal Consiglio federale.

Insomma, dal Governo svizzero.

Esattamente. La decisione di rinunciare, su tutto il territorio svizzero, al digitale terrestre è stata presa proprio dal Consiglio federale, che ne ha la competenza, il 29 agosto dello scorso anno ed è stata comunicata alla Srg Ssr e successivamente inserita nella nuova Concessione d’esercizio.

Quindi non è stata una scelta di Rsi.

Ma quali sono i motivi?

Le ragioni sono essenzialmente economiche, ma anche ambientali. In Svizzera soltanto il 2 percento circa degli utenti fa tuttora capo al digitale terrestre, per lo più in residenze secondarie e nelle zone di montagna più discoste. I costi di esercizio di oltre duecento trasmettitori Dvb-T sono diventati oggettivamente ingiustificabili e la riduzione del canone televisivo (dal 2019 il costo annuale è sceso da 451 a 365 franchi svizzeri, ndr) costringe ai investire i proventi nel modo quanto più razionale possibile.

E la questione ambientale?

Queste duecento antenne, per lo più inutilizzate, emettevano radiazioni nocive che ora potranno cessare. Voglio comunque precisare che nella decisione del Consiglio federale non c’è alcuna manovra politica anti-italiana, ma soltanto un’attenzione a utilizzare al meglio le risorse finanziarie a disposizione da tutti coloro che pagano il canone in Svizzera.

Cosa possono fare gli italiani che vogliono continuare a guardare i programmi della Rsi e quali sono le limitazioni?

Naturalmente siamo consapevoli del disagio e della delusione di migliaia di utenti della fascia di confine lombarda e piemontese che sino a oggi ci hanno seguiti con affetto, potendo così vedere - in chiaro, ossia senza costi supplementari - la fiction, spesso in prima visione italiana e le dirette dei grandi eventi sportivi internazionali come la Champions League, gli Europei e i Mondiali di calcio, la Formula Uno, i grandi tornei di tennis, che nel vostro Paese sono per lo più a pagamento. Purtroppo a questa situazione non vi è rimedio, salvo che per i cittadini svizzeri residenti in Italia, che possono richiedere una speciale tessera con cui accedere all’intera programmazione via satellite.

Per il resto c’è Internet?

Sì, resta naturalmente aperta la possibilità di seguirci sul sito e sulle app (www.rsi.ch, www.rsi.ch/play/tv, www.tvsvizzera.it/tvs), purtroppo, però, limitatamente ai programmi da noi prodotti o di cui deteniamo i diritti di diffusione. La Srg Ssr ha preparato due siti dedicati a questo cambiamento. Si tratta di www.dvbtswitch.ch e di www.broadcast.ch/it/televisione/antenna-dvb-t/.

© RIPRODUZIONE RISERVATA