Un tesoro in contanti
nella casa del “mago”
Trovati 30mila euro

I soldi sequestrati a Bruno De Benedetto. Le società del commercialista erano “scatole vuote”

Trentamila euro in contanti, nascosti in un cellophane usato per proteggere i vestiti dalla polvere. Oltre a computer, ipad, smartphone e centinaia di documenti, i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria, con i colleghi della compagnia di Como e Olgiate, che martedì mattina alle 4 hanno bussato a casa De Benedetto, hanno trovato un tesoretto in contanti all’interno di un armadio. Soldi sequestrati e sul cui possesso, verosimilmente, la magistratura chiederà conto.

Il ragioniere di via Giulini, con la passione per i ristoranti, i bar e gli hotel (a lui, secondo i finanzieri, sono riconducibili non meno di quattro locali pubblici in centro città), da martedì si trova in carcere a Monza con l’accusa di bancarotta fraudolenta - per il fallimento di Pane & Tulipani - e di turbativa d’asta.

Una contestazione, quest’ultima, che ha portato alla luce un’autentica abilita da parte di Bruno De Benedetto di far nascere società per potersi garantire il successo in occasione delle aste pubbliche per la gestione di locali comunali.

Un vero mago - forse non a caso una delle sue società è stata battezzata Houdini - delle scatole cinesi, secondo gli investigatori. A dimostrarlo le nove società, che per la Procura sono riconducibili al professionista comasco, che hanno partecipato negli ultimi tre anni a ben 4 differenti aste per l’affidamento di beni comunali.

Nell’estate 2016 il Comune prova a scalzare dalla gestione del ristorante “Spiaggia” (quello con vista lago mozzafiato all’altezza dell’ingresso al parcheggio sul retro di Villa Olmo) la società che da oltre dieci anni lo gestiva: la Villa Olmo Lago srl (presidente del cda Maurizio Facciolla, consigliere Bruno De Benedetto). Alla gara partecipano 9 società, di queste ben quattro sono riconducibili a De Benedetto.

Ma il gioco delle scatole magiche non si esaurisce per il ristorante. Com’è noto viene utilizzato, infatti, anche per la gara del Lido. In quell’occasione tra gli 11 aspiranti, tre sono risultati riconducibili al commercialista.

Un giro vorticoso che - a detta degli inquirenti - ha consentito a De Benedetto di operare per un ventennio come concorrente sleale.

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