Cronaca / Como città
Domenica 31 Gennaio 2021
«Vaccinano persone non a rischio
E noi medici ancora aspettiamo...»
Dentisti, ginecologi, chirurghi: tanti medici aspettano ancora di essere sottoposti alla prima dose: «Ci sono passati davanti gli impiegati amministrativi»
Una quota importante di vaccinati contro il Covid non appartiene alla categoria dei sanitari: il 21%, riferisce la Regione a livello lombardo. Quindi nel Comasco circa 2.250 delle 10.700 dosi finora somministrate non sono andate a medici e infermieri.
Il Pirellone e l’Ats Insubria però non forniscono cifre puntuali e categorie specifiche, pur confermando che queste persone già difese contro la pandemia non sono sanitari e nemmeno ospiti delle Rsa. Questa scarsa trasparenza infastidisce molti camici bianchi non ancora vaccinati. Secondo i piani regionali i liberi professionisti verranno coperti a marzo.
«Io sono una ginecologa del centro diagnostico comense – spiega per esempio Laura Redaelli -. Ho sì ricevuto il modulo d’adesione ma non l’appuntamento e nemmeno aggiornamenti. Non è una gara, ma conosco manutentori di ascensori che lavorando in ospedale sono stati vaccinati, come molti volontari delle croci pur non andando mai sulle ambulanze».
La carenza di dosi non aiuta, la campagna non può decollare finché non arriveranno migliaia di vaccini al giorno sul territorio. «Noi psicologi come sanitari siamo in lista, verremo vaccinati prossimamente – dice Rossella Dartizio –. Svolgiamo una professione a contatto con i pazienti. Per l’età evolutiva mantenere le distanze è difficile, chi fa le valutazioni con pazienti molto anziani oppure opera in comunità protette sta accanto a soggetti a rischio. Sapere di segretari e amministrativi già vaccinati fa emergere qualche lecito dubbio».
La trasparenza, lo ha ricordato da queste pagine il farmacologo Silvio Garattini, aiuta la campagna vaccinale a proseguire senza polemiche e ne aumenta il consenso. Sono stati gli Ordini dei medici a lanciare per primi l’allarme, il presidente Gianluigi Spata ha detto che le furbizie sono un rischio che non possiamo permetterci di correre.
Abbiamo domandato all’Ats Insubria e all’Asst Lariana per ora senza successo l’elenco dei vaccinati, non per pubblicarlo, ma per verificare l’assenza di furbetti. L’Asst ha però spiegato che l’86% delle dosi usate sul personale dell’ex azienda ospedaliera sono andate a dei sanitari e il 14% a non sanitari.
«Diciamo che notizie simili fanno un po’ arrabbiare – commenta Franco Brenna, dentista di professione e consigliere in Comune – molti colleghi non sono ancora stati nemmeno avvisati. Medici, odontoiatri, igienisti, psicologi e psichiatri, dermatologi, radiologi».
«Se hanno vaccinati gli amministrativi dell’Ats alla scrivania o in smartworking c’è da arrabbiarsi - dice Ezio Grandi, noto medico di famiglia comasco - il sistema delle precedenze nel caso poteva essere gestito meglio. Ci sono professionisti sanitari davvero a contatto con i pazienti. Comunque sia è corretto chiedere conto di chi è già stato vaccinato. Non dare informazioni puntuali significa non essere trasparenti, generare dubbi, abbassare il consenso sulle vaccinazioni. Io certo che ho aderito, il 12 gennaio ho compilato un modulo, ricevo ancora i miei assistiti. Nessuno mi ha fatto sapere niente. Come a me anche a tanti altri colleghi nelle mie stesse condizioni».
«Per noi comuni mortali risultano incomprensibili scelte e decisioni – ragiona Riccardo Forte, chirurgo plastico – se circa il 20% dei vaccinati non è realmente un sanitario è giusto chiedere approfondimenti e chiarimenti. E’ un diritto. Io i pazienti li vedo e da vicino, siamo ancora a rischio contagio».
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