Cronaca / Como città
Mercoledì 02 Febbraio 2022
Vaccini ai bimbi?
«Normali i timori
non le barricate»
I VIDEO di Diogene: una mamma spaventata e una pediatra. Il confronto aiuta a superare le paure
La possibilità di vaccinare i bambini, soprattutto quelli tra i 5 e gli 11 anni, ha aperto un dibattito nelle famiglie. La conferma anche dai pediatri che ogni giorno rispondono alle domande di mamme e papà. C’è chi dopo qualche timore iniziale ha già portato i propri figli a fare il vaccino, chi non ha avuto nessun dubbio, chi ancora non ha deciso e chi resta scettico. Le testimonianze di alcune famiglie condivise nelle pagine di Diogene hanno rivelato come il panorama sia ampio e come sia importante che ognuno prenda la propria decisione senza giudizi e pregiudizi. Una mamma in particolare, Elena Brasi, si è resa disponibile al confronto con la pediatra Roberta Marzorati.
Le perplessità
Elena non nasconde di aver avuto qualche perplessità quando è stato il momento di decidere per il vaccino dei propri figli di 7 e 11 anni. A differenza del marito Andrea, da subito convinto sul da farsi, per lei ci è voluto qualche momento in più.
«Ero preoccupata come già successo in passato quando i miei figli erano più piccoli e dovevano fare le prime vaccinazioni obbligatorie – racconta – Credo sia normale, qualche timore c’è sempre in questi casi». La donna spiega che quando è stato possibile il vaccino per gli adulti ha subito prenotato il suo turno. «È una responsabilità civica e sociale e l’ho fatto – aggiunge – Quando è stata la volta dei bambini ho detto “aspetta però, sono piccoli e non si conoscono i risvolti del vaccino”. Il dubbio però è durato davvero poco, mi sono confrontata con mio marito e con la pediatra, e il fatto di sapere che conosciamo il vaccino e le sue conseguenze, ma che non conosciamo quelle che potranno essere le conseguenze del Covid, mi ha portato a dire che era giusto vaccinare i miei figli». Roberta Marzorati conferma che il racconto di Elena è simile a quello di tante mamme e papà che portano i propri figli in ambulatorio. «Il pediatra deve cercare il confronto con il genitore – dice Marzorati – mai imporre il proprio pensiero. In ogni scelta di terapia che si fa sui bambini è importante prima di tutto spiegare a mamma e papà perché la si propone. È fondamentale anche la dimensione dell’ascolto, capire qual è la paura». La pediatra spiega che tra i maggiori timori riportati c’è quello che il vaccino possa cambiare il Dna dei bambini. «Quando loro mi dicono questo spiego che è una fake news – aggiunge – Li aiuto ad informarsi ma senza mai dire che scelta fare». Elena e il marito Andrea hanno scelto, anche dopo il confronto con la pediatra, di vaccinare i bambini. Un rapporto di fiducia quello con il medico che anche Marzorati conferma essere fondamentale non solo per la vaccinazione Covid, ma per tutti i dubbi e le preoccupazioni che possono emergere in un percorso di prevenzione o di cura dei piccoli. Su internet si trovano tante informazioni utili, altre purtroppo sono inventante, e questa infodemia sul virus non ha fatto altro che aggiungere confusione ai timori. «Credo che andare a cercare a caso su internet non sia utile – dice Elena – penso invece sia importante consultare fonti autorevoli». Della stessa opinione anche Marzorati che conferma di utilizzare i social come mezzo per condividere materiale di virologi, di cui ha stima e fiducia, per aiutare le famiglie a informarsi.
Supereroi
Tra dubbi e certezze degli adulti, non vanno dimenticati i veri protagonisti: i bambini. «La prima vaccinazione è stata quella più difficile – spiega Elena – abbiamo parlato con loro della responsabilità sociale di questo gesto. La seconda dose è avvenuta quando erano a scuola e sentivano parlare di amici che ancora la dovevano fare, quindi, c’è stata la sensazione di essere dei supereroi». Un senso di responsabilità, quello dei piccoli, che non stupisce la pediatra. «Molti genitori mi hanno inviato le fotografie dei propri figli con in mano la pergamena che gli è stata consegnata – conclude Marzorati – altri con la spilletta. Si sono sentiti come i grandi, dei piccoli eroi».
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