Cultura e Spettacoli
Venerdì 01 Gennaio 2010
Ugo Bernasconi,
grande dimenticato
Il 2 gennaio cadono i 50 anni dalla morte del pittore, poeta e intellettuale della "Voce", nato a Buenos Aires ma residente nel Canturino per tutta la vita. Lo ricorda il critico Longatti. Già Linati denunciava che Como non gli aveva mai dedicato nemmeno una mostra...
«Mi sia consentito di esprimere un disappunto e un desiderio. E cioè che Como, la città che gli ha dato i natali - (in realtà era nato a Buenos Aires da genitori lombardi, ndr) - e alla cui severa bellezza il Bernasconi consacrò alcune tele ricche di profonda verità e di squisita poesia, non abbia ancora pensato di fare una mostra personale delle sue opere. E la cosa mi sembra tanto più strana e imperdonabile oggi in cui ogni regione italiana, con lodevole gara, è spinta a mettere in luce i propri ingegni migliori….». Così scriveva nel 1935 Carlo Linati, concludendo un efficace ritratto del pittore/scrittore, canturino d’adozione. Ebbene, Ugo Bernasconi è morto a Cantù il 2 gennaio 1960, cinquant’anni fa, ma l’antologica sulla sua opera, anche per gli inciampi di una non facile spartizione ereditaria, non ha ancora visto la luce. Linati aveva ragione: è un’inadempienza davvero imperdonabile.
Miglior fortuna ha avuto il suo ricco archivio, perché la figlia e la nipote dell’artista, Eletta e Serena Bernasconi Marchi, nel novembre 2003, decisero di depositare carteggi, manoscritti e libri in loro possesso alla Scuola Normale di Pisa, consentendo così ad una scrupolosa e competente ricercatrice, Margherita d’Ayala Valva, di inventariare e pubblicare tutto il materiale disponibile, corredandolo con puntuali note storico/critiche. Per la verità, le lettere di Bernasconi erano state già pubblicate nel 1991 in un volume della Biblioteca comunale canturina, a cura di chi scrive e di Arturo Della Torre con la collaborazione di Lorenzo Morandotti, grazie soprattutto al prezioso lavoro di archivista compiuto della figlia Primavera e alla generosa disponibilità del genero Norberto Marchi. Ma, per volontà dei famigliari, la pubblicazione si dovette limitare alle sole lettere spedite dall’artista a vari destinatari senza corredarle con quelle pervenutegli dai suoi interlocutori, tutti fra i più importanti scrittori e pittori del suo tempo.
Occorreva, dunque, un approfondimento e un completamento sulla rete di rapporti fra Bernasconi e uomini di cultura che a lui erano affini. Oggi gli elementi necessari per avere un quadro completo della sua significativa personalità sono disponibili. È impensabile che gli studi su di lui non abbiano adeguato sviluppo, e che soprattutto non si metta mano alla sospirata mostra che renda giustizia, finalmente, ad uno dei maggiori artisti italiani del ’900, emarginato soltanto per la sua fiera indipendenza da ogni moda. Specie se protetta da relazioni politiche.
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