Cultura e Spettacoli
Mercoledì 06 Gennaio 2010
Quel capolavoro tradito e dimenticato
L'edificio di via Pessina, opera razionalista del '43
è stato rimaneggiato più volte nel corso dei decenni
La storia di Como è, in tutti i periodi del suo divenire, indissolubilmente legata all’architettura. Dalla definizione della griglia romana ai Maestri Comacini, dal Rinascimento al Neoclassico ed al Movimento Moderno una straordinaria continuità fra sviluppo urbano e disegno architettonico caratterizza fortemente il capolavoro ed il comprensorio circostante in un delicato equilibrio fra lago, ambiti edificati e paesaggio.
Quando nell’Ottocento le nuove tecnologie e lo sviluppo industriale inducono un profondo processo di trasformazione, la città programma con determinazione ed efficacia la definizione del proprio futuro costruendo un articolato sistema di infrastrutture a destinazione pubblica: gli scavi a lago delle Ferrovie dello Stato e delle Ferrovie Nord, raccordati dai nuovi viali lungolago alla Piazza Cavour, il nuovo porto con interramento di quello vecchio, la Diga Foranea, il Molo di Sant’Agostino, la Funicolare per Brunate. Una pianificazione davvero esemplare che, definendo con lucidità il rapporto fra la città e le principali funzioni legate alla mobilità e al territorio, crea le premesse per un processo di crescita ordinato con una precisa connotazione fisica ed ambientale.
Nel Novecento, dopo la luminosa e profetica meteora di Antonio Sant’Elia, Como vede concretizzarsi i rapporti con le esperienze europee del Movimento Moderno. Nel 1933, al Congresso del C.I.A.M. di Atene, la città viene inclusa fra le 32 realtà tipiche di tutto il mondo che costituiscono materiale di analisi e di studio per la "città funzionale".
Il Piano Regolatore del 1934 si fa interprete delle nuove teorie e propone un insieme di idee finalizzate al miglioramento della funzionalità urbana proponendo la collocazione del centro rappresentativo del potere politico e pubblico nelle aree adiacenti alla Piazza del Popolo. Intanto, sulla scia del capofila Giuseppe Terragni, numerosi architetti e ingegneri, superando gli schematismi dello stile internazionale, realizzano significativi esempi di nuova architettura. Como diventa "la città del razionalismo": nascono edifici con schemi distributivi articolati, volumi puri e geometrici con maglia strutturale a vista, coperture piane prive di gronde, spazi interni con sezioni a doppia e tripla altezza. Vengono cancellati gli stilemi, la gerarchia tra le facciate, i piani nobili, la decorazione gratuita, l’obbligo della simmetria, gli archi e le scalinate scenografiche: è una sostanza nuova che porterà alla realizzazione nel 1936 della Casa del Fascio e nel 1938-1943 dell’Unione dei Lavoratori dell’Industria che concluderà l’edificazione del lotto andando a completare quella che amiamo chiamare "Isola Razionalista". Di fronte all’invaso spaziale della Piazza dominata dal grandioso scenario dell’abside della Cattedrale si realizza così un insediamento ideale, testimonianza concreta ed esempio straordinario di sintesi fra disegno urbano e disegno architettonico.
L’edificio dell’Uli risulta a tutt’oggi pressoché sconosciuto alla maggioranza degli ambienti culturali italiani e internazionali. Nonostante ciò il valore dell’opera all’interno del programma storico-architettonico moderno e contemporaneo non è passato inosservato. Ecco come ne parla Kenneth Frampton nella sua Storia dell’Architettura Moderna: «Questa costruzione ortogonale, trabeata, organizzata su una griglia palladiana ABABABABA in una direzione e su una griglia modulare regolare, ma parzialmente sincopata, nell’altra, è, sotto molti aspetti, la più brillante soluzione dei temi compositivi e tipologici dai razionalisti di Como, tanto che si può addirittura sostenere che essa rappresenti una delle maggiori fonti di ispirazione della cosiddetta "architettura autonoma" prodotta durante gli ultimi dieci anni della "Tendenza italiana"».
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