Cultura e Spettacoli
Martedì 12 Gennaio 2010
Gina, l'ultimo dramma
della famiglia Mussolini
Ritrovata un'immagine della moglie di Bruno, nuora del duce
Giovane vedova, annegò nelle acque antistanti a Blevio
Guardate l’eccezionale immagine, che i lettori de La Provincia vedono in anteprima assoluta e in esclusiva. Si tratta di una fotografia scattata al corpo privo di vita di Gina Ruberti Mussolini, la vedova di Bruno, terzogenito del Duce. È il 4 maggio 1946 quando l’obiettivo del fotografo immortala questa salma composta all’interno della splendida Villa Roccabruna di Blevio, dove aveva abitato Magda Brard, pianista francese amante di Benito Mussolini. Quando si parla di esistenze che s’intrecciano… Proprio nei giorni in cui si consumava il triste epilogo di Dongo, verso la fine di aprile del 1945, Gina venne a cercare rifugio nella residenza bleviana. Lì rimase in completo nascondimento, conducendo una vita assai ritirata, finché una sfortunata gita in motoscafo la portò a morire nelle fredde acque del lago, la notte del 3 maggio del ’46. Il lago in burrasca aveva rovesciato il natante, sul quale viaggiavano anche un’amica di Gina, la marchesina Isa De Marchi, e tre militari inglesi.
Una tragedia, quella dei Mussolini, inscritta nella più vasta tragedia del popolo italiano: la vedova di Bruno era morta nello stesso lago che, un anno prima, era stato inerte spettatore della fine di Benito Mussolini, della sua amante Claretta Petacci, e dei gerarchi fucilati a Dongo. Quando la sua vita si spense sopraffatta dalle onde del Lario, Gina non aveva neppure trent’anni. Il 29 ottobre 1938 aveva sposato l’uomo che adorava, l’eroe dell’aviazione Bruno Mussolini, il trasvolatore atlantico, che le aveva dato una figlia, Marina, venuta alla luce il 6 marzo 1940. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, a fianco della Germania, anche la meteora Bruno si eclissò nell’infinita volta del cielo: il 7 agosto del ’41, il figlio prediletto del Duce, a ventitré anni, fu vittima di un incredibile incidente aereo, avvenuto nei cieli di Pisa.
Da quel momento, la giovane Gina divenne una vedova inconsolabile. Il suo unico pensiero era quello di morire, per andare a raggiungere il suo amore. Durante il periodo della repubblica sociale italiana, vissuto a Gargnano, sul lago di Garda, insieme al Duce e agli altri Mussolini, ogniqualvolta il silenzio era squarciato dagli allarmi aerei, mentre tutti accorrevano al rifugio, Gina si chiudeva in bagno sperando di essere centrata da una bomba. Soltanto la coscienza di dover abbandonare su questo mondo la piccola Marina la preservò da questi pensieri autodistruttivi. Fino alla fatale notte del 3 maggio 1946. I pescatori di Torno si diedero un gran daffare, alle prime luci dell’alba, per ripescare i cadaveri delle quattro vittime: l’unica sopravvissuta fu Isa De Marchi.
Il corpo di Gina fu composto nell’atrio di Villa Roccabruna, così come lo potete osservare in questa immagine eloquente, che ci è stata fornita gentilmente dalla figlia Marina. La vedova di Bruno ha un volto completamente disteso e pare davvero che si sia addormentata per un sonno eterno. Fasciata in un abito nero, circondata da fiori bianchi, la sua tragica figura segna il contrasto tra vita e morte, quasi a sussurrare e a svelare una sua verità sull’eterno mistero di ciò che sta oltre. Sul suo grembo, mani pietose hanno poggiato una fotografia incorniciata, che non può che essere quella di Bruno. Un rosario è intrecciato tra le sue candide mani. Se non si trattasse di una fotografia funebre, si potrebbe dire che Gina è bellissima in questo splendido ritratto che non ha nulla di mortifero.
Tutto è sfumato, morbido, in questa scultura umana che sembra animata da un alito di vita. Il corpo parrebbe ancora tiepido, mentre sappiamo che erano trascorse molte ore dal naufragio, i capelli corvini conservano tutto il loro fascino, come in un singolare prolungamento di vita.
Insomma, questa foto nulla pare raccontare del dramma che si era compiuto, e che in fondo era tanto atteso e desiderato da Gina come un evento liberatorio. Finalmente aveva potuto raggiungere il suo Bruno!
Sciolti gli ormeggi, Gina corre in cielo verso l’uomo che ha sconfinatamente amato. Ora è davvero in pace, anche se il prezzo di questo ricongiungimento ultraterreno è Marina, la bimba di soli sei anni che ha perso mamma e papà, oltre al nonno Benito. La salma di Gina fu vegliata, nella camera ardente, da alcune donne del paese di Blevio, che vennero a recitare il rosario. La vedova di Bruno fu sepolta dapprima nella tomba della famiglia Corti, al cimitero monumentale di Como. Da lì, il 15 marzo 1950, la salma fu traslata a Predappio, per essere tumulata nella cripta del cimitero di San Cassiano, dove riposano i Mussolini.
Roberto Festorazzi
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