Cultura e Spettacoli
Giovedì 21 Gennaio 2010
Cent'anni di storia
il Carducci cerca soci
Nel 1953 il 7% dei comaschi possedeva la tessera dell'Istituto di cultura popolare. Livia Porta, nipote del fondatore Enrico Musa, lancia un appello alla città, rilanciando l'offerta dell'associazione con il Salotto letterario, a partire da febbraio.
di Livia Porta
Il lontano 1953 vedeva le celebrazioni del cinquantenario di fondazione della Pro Cultura Popolare, quella benemerita Associazione che avrà sua fissa dimora nell’Istituto Carducci dal 1910. Ho tra le mani il libro commemorativo dell’evento: copertina grigia, con incastonato il busto di Giosuè Carducci, pagine di carta lucida, che profumano di antico, fotografie nitide del palazzo che riflettono sobria, quasi austera eleganza.
L’anno appena iniziato ricorderà il centenario di vita del primo edificio (il secondo, che oggi ospita la facoltà di Giurisprudenza dell’Università dell’Insubria è del 1922). Leggendo la ricca documentazione che sta alle spalle di questa "impresa" davvero titanica, se pensiamo all’epoca-a cavallo della prima guerra mondiale, in una Como di circa 40.000 abitanti - mi sono resa conto per la prima volta di quali enormi difficoltà un gruppetto di Soci Fondatori, capitanati da Enrico Musa, abbia affrontato per portare a compimento questa opera grandiosa.
Dai documenti emerge adesione della cittadinanza e del paese ad un progetto dai fini nobilissimi «l’educazione e l’istruzione del popolo». Difficile e senza sosta appare, invece, la ricerca di denaro pubblico e privato per la costruzione degli edifici, per la loro attrezzatura con materiali didattici all’avanguardia e per la gestione dei corsi generali e professionali, per le attività culturali in genere. Non so se altre Associazioni in Italia siano entrate così capillarmente nel tessuto cittadino come a Como il Carducci: testimonianza di ciò le numerose donazioni e lasciti testamentari di tante persone, facoltose e meno facoltose, che fino ad epoca recente hanno permesso la gestione del sodalizio. E ancora: un dato che farà riflettere: nel 1953 il 7% della popolazione comasca aveva in tasca la tessera del Carducci: 4.028 i soci, poco più di 50.000 gli abitanti. Forti di questo dato ci permettiamo di lanciare una campagna soci, proprio perché la grande storia del Carducci non appaia una luce lontana, ma, condivisa da molti, dimostri la sua attualità. È un cammino non facile quello odierno per tutte le Associazioni, specie quelle di carattere culturale: i grandi sodalizi italiani-dal Touring Club ad Italia Nostra, dal Fai agli Amici dei Musei - registrano emorragia di soci ed invecchiamento progressivo degli stessi. Come fare in modo che il Carducci vada in contro tendenza? Proponendo ai soci e, quindi, alla città un ventaglio di iniziative che raggiungano persone di età e di interessi diversi, con linguaggi dell’oggi svestiti da ogni aulicità, ma densi di contenuti immediatamente percepibili. Naturalmente è favorevole anche la ricorrenza del centenario: i primi mesi del 2010 devono essere propedeutici alla grande giornata di fine settembre, in cui le celebrazioni raggiungeranno il proprio culmine.
L’ultimo numero de La Piccola Fonte, il bollettino trimestrale che informa i soci della programmazione del Carducci, presenta alcune novità. Accanto ai concerti che da sempre hanno richiamato un vasto pubblico, vengono proposte per i mesi di gennaio, febbraio e marzo serate cinematografiche, viaggi culturali (il viaggio del centenario avrà come meta Berlino alla fine di aprile), incontri d’arte a cura di Giuliano Collina e Il Salotto Letterario. Tornando al libro commemorativo del cinquantenario ho con grande sorpresa letto nelle Note Sincere - così l’allora presidente Mariano Olivi ha chiamato la sua relazione- concetti di assoluta attualità, relativi alle conferenze o conversazioni tenute al Carducci. Mariano Olivi lamentava scarsa partecipazione di pubblico, soprattutto se confrontato con il pubblico dei concerti, sempre numerosissimo. Quali le ragioni, nonostante il buon nome o addirittura la fama degli oratori? Fondamentalmente - dice l’Olivi - «febbre di vivere, incapacità di raccogliersi, il bisogno del mito». La sua ricetta: «andare incontro ai tempi, in varia, interessante forma che chiami il pubblico moderno specialmente i giovani… Occorre, quindi, sostituire al monologo il dialogo, porre dei temi di attualità, far partecipare il pubblico più attivamente alla lezione culturale… creare, specie per i giovani, una palestra che gli assuefaccia alla discussione serena».
Lavorare, in conclusione, senza perdere lo stile. È esattamente questo lo spirito con cui abbiamo organizzato il Salotto Letterario, che avrà la sua naturale sede nella Biblioteca del Carducci, ogni martedì, alle ore 18, nei mesi di febbraio e marzo. Otto incontri in cui scrittori e poeti, musicisti e filosofi, giornalisti e sportivi, enogastronomi e stilisti, uomini di scienza e storici sapranno dialogare e coinvolgere il pubblico, accendendone curiosità ed emotività, proprio grazie ai linguaggi molteplici e diversi tra loro. Crediamo in questa piccola-grande sfida e vi aspettiamo a braccia aperte.
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