Cultura e Spettacoli
Mercoledì 27 Gennaio 2010
Siamo tutti debitori
alla tv svizzera...
Dai documentari scientifici, ai notiziari regionali, dalla tv culturale e non strillata alla tecnologia del colore. Ecco come l'emittente del cantone in lingua italiana ha influito sul sistema radiotelevisivo italiano. L'occasione per riflettere su questo interessante contributo arriva da un libro fresco di stampa sui 50 anni della Tsi, festeggiati nel 2008.
di Marilena Giaimis
È in distribuzione nelle migliori librerie lombarde e ticinesi il saggio "Il tempo del tuo mondo. Cinquant’anni con la televisione svizzera" (Edizioni Sprintsuisse), un volume illustrato che ripercorre le tappe principali della storia della tv nella Svizzera italiana grazie anche a una ricca selezione di materiali filmati, curati da Marco Blaser e Claudio Lazzarino, visibili on line all’indirizzo www.rsi.ch/50anni.
Una prima edizione fuori commercio, con le immagini raccolte in cinque dvd, era stata pubblicata un anno fa appunto per celebrare il cinquantesimo anniversario della tv svizzera. L’autore, il giornalista Nico Tanzi, si occupa da tanti anni di comunicazione alla Radiotelevisione della Svizzera italiana. «Abbiamo provato a “sintetizzare” quei cinquant’anni televisivio in un libro e cinque dvd ed è stata un’impresa da mal di pancia…» esordisce. La tv svizzera, oltre a rappresentare un valore per la lingua italiana e per tanti emigranti del nostro Paese, è stata un modello anche per la Rai, specie per i documentari, la tv dei ragazzi, l’informazione locale e per le inchieste culturali.
Tanzi, dalla fine degli anni Cinquanta il pubblico televisivo lombardo - in particolare quello delle nostre aree di diffusione, Como, Lecco, Sondrio, Varese - è stato storicamente legato alle trasmissioni della Tsi…
Fin dall’inizio, la Tsi era vista dal pubblico di confine, fra Como, Sondrio, Milano e Novara. E c’è un dato storico diver tente: con l’avvio del colore, Grundig e Philips fiutarono l’affare e misero in piedi, con rivenditori e antennisti, una rete di ripetitori tv lungo tutta la Penisola. Così la Tsi si ritrovò ad avere un pubblico potenziale di decine di milioni di spettatori. Per vedere la Tsi a colori, in pochi anni centinaia di migliaia di italiani acquistarono un televisore tedesco o olandese. Così, la Rai e il Governo italiano, che avrebbero voluto scegliere il sistema francese, il "Secam", si ritrovarono di fronte al fatto compiuto e dovettero adottare quello tedesco, il "Pal". A Roma hanno impiegato decenni a “perdonare” la Tsi.
(Estratto dall'intervista pubblicata su "La Provincia" del 28 gennaio)
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