Cultura e Spettacoli
Venerdì 26 Febbraio 2010
Orson Welles rivive,
con Battiston al Sociale
Ripetute chiamate alla ribalta hanno sottolineato l'apprezzamento del monologo dell'attore, recente Premio Ubu, nel ruolo del regista e attore di "Quarto potere".
Non basta un perfetto “fisique du role”, e neppure il blasone di un premio prestigiosissimo come l'Ubu, vinto proprio pochi giorni fa, per spiegare la prova intensa e ricca di sfumature offerta, la sera del 25 febbraio, nella Sala Bianca del teatro Sociale di Como da Giuseppe Battiston. L'attore pluripremiato ha proposto «Orson Welles' roast», monologo da lui stesso scritto con Michele De Vita Conti, che lo dirige.
L'obiettivo era rendere omaggio al genio di Orson Welles, che lo stesso Battiston, in un'intervista a «La Provincia», aveva definito come un proprio modello, un precursore, un artista totale. È stata una sorta di “evocazione”, dato che il pubblico, attentissimo, allo spegnersi delle luci ha visto materializzarsi in scena lo stesso Welles, con il suo fisico imponente, avvolto in un accappatoio bianco, l'immancabile sigaro fumante che ha subito diffuso, (sfacciata “provocazione” in tempi di fumo vietato) il proprio aroma dolciastro in tutta la sala, il marcato accento americano. Proprio l'autore di «Quarto potere» e di «Otello», impersonato con ottima mimesi da Battiston, era chiamato a tessere il proprio “roast”, ovvero “l'elogio al contrario”, raccontando una vita sempre all'insegna dell'eccezionalità. Certamente lo spettacolo non era esente da un certo intento didascalico, parlando, soprattutto nella prima parte, al pubblico che non conosce Welles e la sua opera, per affascinarlo ed incuriosirlo. Via via, però, la componente emotiva si è fatta spazio, tratteggiando un ritratto anche privato, fatto di trionfi, di avventure spericolate, di grandi intuizioni, ma anche di momenti dolenti e una insospettata timidezza. Un ventaglio ampio di sfumature, rappresentato da Battiston con una disinvoltura ed un dominio della scena che stupiscono, anche quando ci rendiamo conto di avere davanti uno degli interpreti più premiati e apprezzati della generazione dei quarantenni. Semplici ma efficaci soluzioni sceniche, all'insegna del minimalismo ma non della banalità, hanno fatto da corredo ad una bellissima recitazione. Applausi davvero meritati e un susseguirsi di chiamate.
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