Cultura e Spettacoli
Lunedì 01 Marzo 2010
Qui comincia l'avventura
di un inedito Sergio Ferrero
Esce postumo "Operazione canarino", un romanzo del narratore di fama internazionale morto nel 2008 a Lezzeno.
Le avventure incominciano sempre in portineria. Le spie le vanno a cercare nei grandi alberghi, oppure nei palazzi aristocratici, perfino nei casinò: sbagliano e, non a caso, combinano poco. La portineria offre una visione del mondo ben più favorevole. Si vede passare la gente, in strada e nell'androne. Chi sarà quella signora con la sporta? Una massaia? Così vien fatto di credere; così - forse - vogliono farci credere. E se nella sporta recasse un ordigno? Un congegno temporizzato, magari nucleare, certo dotato di laser e codice cifrato.
Chi sarà quel signore dal grave sussiego? Dicono faccia lo scultore. Dicono. Ma che razza di mestiere è lo scultore? Piuttosto, non sarà anche lui una spia che, con la scusa delle mostre d'arte, incontra altre spie - gente dall'accento straniero, magari con gli occhi a mandorla (i più pericolosi di tutti!) - e scambia con loro segreti di ogni genere? La portineria, insomma, è il miglior punto d'osservazione possibile. A patto di nutrire un profondo interesse per lo spionaggio e, naturalmente, di avere undici anni o giù di lì. Non potrà sfuggirvi, allora, quella botteguccia oscura, stipata di mobili che sembrano da buttare: vecchi, impolverati, graffiati. Perché uno dovrebbe circondarsi di paccottiglia simile se non fosse una spia? Sarà meglio indagare.
È un'indagine che nasce da un'indagine e diventa un'indagine il libro di Sergio Ferrero <+G_CORSIVO>Operazione canarino<+G_TONDO> pubblicato da Salani (112 pagine, 12 euro) a beneficio di tutti i ragazzi e non solo. La prima indagine è stata quella tra le carte lasciate dallo scrittore, scomparso sul lago di Como nell'agosto del 2008, e ha condotto alla scoperta del dattiloscritto inedito; la seconda la racconta il dattiloscritto medesimo e la terza, la più importante forse, è quella che i protagonisti del dattiloscritto conducono su se stessi.
Un triplice regalo, dunque, offerto ai lettori rimasti orfani di Ferrero, della sua scrittura limpida e raffinata, del suo sguardo benevolo offerto alle cose del mondo. Tutto ritorna fin dalle prime righe: «Che cosa c'è di meglio dei romanzi d'avventura nel Far West? Per molto tempo non c'era stato niente, almeno per Renato».
Renato, impetuoso undicenne, ha voglia di avventura: passato di moda il Far West, si tuffa nello spionaggio. Ha anche voglia di amicizia: con Luisa, bambina «piccola» come spesso le rinfaccia, ma anche con gli adulti che lo circondano. Il primo, quello della botteguccia sospetta (riceve lettere dall'Australia, che cosa c'è di più equivoco?), si rivela essere un bravissimo restauratore di mobili. Grazie a lui Renato conoscerà una signora un po' anziana e gentilissima e perfino una signora più giovane e altrettanto gentile che arriva da un posto lontanissimo chiamato Sydney. Di mezzo, ci sono avventure di ogni genere: canarini scomparsi, mobili che svelano un cuore prezioso, una meravigliosa serata alla Scala, patemi per una malattia e un dono addirittura principesco. Soprattutto, la scoperta che, a chi sa indagare per davvero, il mondo finisce per offrire tesori inaspettati. L'amicizia, prima di ogni altra cosa, che prende forme davvero sorprendenti: quando decide di stabilirsi nell'animo di qualcuno, non si disturba a chiedere l'età. In cambio di questa piccola stravaganza propone, almeno nella versione nobile di Sergio Ferrero, calore e gentilezza, sorrisi e premurosità. ">Operazione canarino" è dunque ciò che racconta: è come un mobile prezioso, esempio di tutto «quello che di bello gli uomini hanno saputo fare», dimenticato e ritrovato. Come tutte le cose belle, è anche più di ciò che appare e significa più di ciò che dice. Per noi, significa un sospiro: che magnifico intarsiatore di pagine abbiamo perduto con Ferrero, che scrittore. E che amico.
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