Cultura e Spettacoli
Venerdì 05 Marzo 2010
La denuncia: "Italia dei veleni,
Varese e Sondrio a rischio"
Nel nuovo libro di Emiliano Fittipaldi, firma de "L'Espresso", tra i più apprezzati giornalisti d'inchiesta, un quadro allarmante dell'emergenza ambientale, che tocca molto da vicino le due province lombarde.
«Pochi giornali investono in un giornalismo investigativo, è costoso» dice Emiliano Fittipaldi, giornalista de <+G_CORSIVO>L'Espresso<+G_TONDO>. «Ci sono giornalisti che, seguendo una traccia, possono lavorarci anche settimane per fabbricare un pezzo. È importante fare inchieste I giornalisti dovrebbero essere i "cani da guardia" della democrazia».
Quando ha iniziato a fare il giornalista?
Dopo la laurea in Storia contemporanea mi sono iscritto alla Luiss, specializzazione in giornalismo. Ho iniziato a lavorare al "Corriere della Sera", facendo inchieste sociali dal titolo "Profondo Italia", con l'allora vice-direttore Davide Vico.
Come si fa un'inchiesta?
Devi avere curiosità, capacità di arrivare a fonti non ufficiali, ma più profonde. Avere la mentalità giusta per fare i collegamenti necessari. Una capacità da costruire partendo da inchieste piccole per arrivare a quelle più importanti.
Nel suo libro «Così ci uccidono» (Rizzoli) racconta come il cibo ci avvelena. Come ci è arrivato?
Facendo attenzione alla terra in cui sono nato, la Campania. Mi sono reso conto di cosa stessero facendo nel mio territorio. Aziende legate alla camorra devastano, inquinano, distruggono l'ambiente. Una Gomorra che non riguarda solo la Campania. Ho viaggiato in tutta Italia, da Nord a Sud, raccontando i nuovi veleni. Ho scoperto cosa ogni anno, secondo l'Oms, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, provoca l'inquinamento: oltre allo smog anche quello che mangiamo. I veleni coinvolgono tutti, non solo gli operai di una fabbrica di vernici. Ci sono 35mila morti evitabili, per inquinamento, ogni anno, e mezzo milione di persone finiscono in ospedale a causa delle sostanze tossiche che involontariamente ingurgitano tutti i santi giorni. C'è poi il problema dei rifiuti. Un mega traffico che non avviene solo a Gomorra, come qualcuno pensa, ma in tutta Italia. Un sistema in cui sono dentro tutti, non solo le piccole industrie che nascondono i rifiuti tossici nel casertano, anche grandi imprese e grandi nomi.
Ha dedicato un capitolo del suo libro ai bambini…
Siamo il paese occidentale in cui i bambini tra i 3 e i 14 anni corrono il rischio maggiore di ammalarsi di tumore. Ho visto le statistiche dell'Agenzia Internazionale per le Ricerche sul cancro di Lione confrontando i registri tumorali che esistono per le grandi città di tutto il mondo. In quasi tutti i tumori ai primi posti ci sono città italiane. Per la leucemia linfatica il posto più pericoloso del mondo è il Kuwait (forse a motivo dei pozzi petroliferi fatti bruciare da Saddam nella prima Guerra del Golfo), ma al secondo e terzo posto ci sono Sondrio e Milano, al sesto e settimo Brescia e Siracusa. Per la leucemia femminile dopo il Kuwait c'è Varese, poi Cracovia, Bahia Blanca in Argentina, quindi altre tre città italiane: Parma, Torino e Genova. Per la leucemia miroide, molto rara, a Varese c'è l'incidenza più alta nel mondo.
Perché siamo il paese più inquinato d'Europa?
Abbiamo un bassissimo livello di cultura della legalità. Al Sud le grandi organizzazioni criminali fanno miliardi su questi traffici. Non abbiamo una cultura ambientalista. I Verdi sono fortissimi in Francia, Germania, non da noi. Per l'opinione pubblica sono il partito del "no", del "non fare". Non comprendiamo l'importanza della prevenzione e che inquinare significa mettere a rischio la nostra pelle e quella dei nostri figli. I veleni non si vedono: accade che ti ammali e lo capisci solo dopo, quando ti domandi perché. È difficile fare inchieste e veicolare alcune idee. Dovremmo in qualche modo scardinare un intero sistema. La politica del Nord è ridicola: il blocco delle auto per una domenica; il problema si riproporrà identico tra due settimane. Bisogna cambiare il sistema di movimento, smettere di andare in auto, puntare sull'auto elettrica, sulle metropolitane.
In che stato è la nostra aria?
C'è un grande territorio impregnato di veleni, quasi settemila chilometri quadrati, più grande di quello della Liguria. Sono aree contaminate che dovremmo continuamente bonificare. Secondo l'Istituto superiore della sanità, quindici milioni di persone vivono in zone considerate a rischio sanitario. Stefania Prestigiacomo è stata nominata ministro dell'ambiente quando la fabbrica di famiglia, a Priolo di Siracusa, era nel mirino della magistratura per due inchieste. Una sull'avvelenamento degli operai, andata in prescrizione due mesi prima che la Prestigiacomo accettasse l'incarico; l'altra ancora in corso, in cui è indagato il padre Giuseppe. La Prestigiacomo era anche azionista di maggioranza della holding che controllava la fabbrica. Nel novembre del 2009 ha ceduto le quote a sua madre.
E le nostre acque?
Non sono messe bene. Nella pianura padana, nel Lazio, in Campania, in Sicilia, le falde, per motivi naturali e industriali, sono piene di metalli pesanti, cromo, arsenico, tutta roba cancerogena. Da quando nel 2001 con decreto legislativo ne è stata data la possibilità, tredici regioni hanno alzato, attraverso deroghe, la quantità possibile di metalli pesanti per definire l'acqua potabile. Invece di azzerare i veleni, alziamo i parametri, così l'acqua è potabile lo stesso, anche se i veleni superano la soglia massima consentita dalla legislazione europea.
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