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Cultura e Spettacoli
Martedì 13 Aprile 2010
Da Modì a Rubens,
inquietudini a nudo
C'è un filo rosso che collega i due eventi artistici di primavera, tra Como ("Rubens e i fiamminghi") e Gallarate ("Il mistico profano. Omaggio a Modigliani"). E' la passione degli artisti per il nudo di donna: profondamente diversi, barocco l'uno e "moderno", asciutto l'altro, gli artisti svelano un tratto comune, legato alla passione amorosa per le proprie modelle...
Le donne di Pieter Paul Rubens mostrano la loro opulenza carnale con una semplicità che sfiorerebbe l'impudicizia se non fosse così esplicita. Rappresentano in realtà, e lo sanno, un'offerta. Così Orizia rapita da Borea con una violenza espressa dal viso contratto dell'uomo non cerca nemmeno di divincolarsi, ma s'inarca in un gesto di resa, come una vittima sacrificale. Nessuna delle figure femminili rappresentate dai dipinti del maestro fiammingo rivela una maliziosa e perversa volontà di seduzione nella nudità così esibita con la morbidezza del corpo rigoglioso, tutto curve e fossette, ma tende quasi, nella compostezza dei gesti, a non sentire su di sé lo sguardo di cupidi ammiratori. Mai ostentano gli attributi del sesso che sono un invito all'accoppiamento amoroso, anzi li rendono secondari rispetto all'abbondanza delle carni, squilibri disarmonici fra le membra, con cosce dilatate, fianchi larghi e seni piccoli, adolescenziali. È il principio-guida stilistico che governa le scelte formali. Il barocco, si sa, è l'espressione dionisiaca della dismisura, dell'eccesso, dell'esasperazione formale, del lusso. Ma non dell'impudicizia. La sensualità di queste matronali fanciulle è implicita, fa parte della natura, in fondo è innocente come il passo danzante e le braccia alzate delle tre Grazie che reggono un cesto fiorito. O il lieve inchino delle mitologiche beltà che si concedono al giudizio di un Paride piuttosto imbarazzato da tanta prorompente grazia muliebre.
La femminilità in Rubens è dunque un omaggio al piacere visivo dell'uomo, un complemento di un Eden in cui è comunque il maschio a fungere da padrone assoluto. La virilità, esaltata dalla forza muscolare di giovani ma anche di anziani personaggi, oppure dalle corazze scintillanti e dalle pose autoritarie di condottieri e regnanti, domina gli scenari di tante sontuose immagini di vita collettiva. E la donna in essi figura appunto da elemento decorativo, la sua pelle opalescente e morbida s'intona con i riflessi e le cromature dei rasi, dei velluti, dei broccati, le fini merlature dei pizzi che ornano le vesti fastose delle signore nelle corti principesche o nelle dimore della borghesia seicentesca. La ricchezza, sempre e dovunque.
Che diversità con le presenze femminili nella pittura di Amedeo Modigliani, ora in mostra a Gallarate! Sono trascorsi press'a poco tre secoli e il trionfo della carnalità rubensiana circondata da paesaggi lussureggianti o da arredi signorili si trasforma nella visitazione di ambienti medioborghesi o "bohemiènnes" sobri, spogli, di una voluta modestia, nei quali vengono situati staticamente uomini e donne per una ritrattistica non celebrativa, ma semplicemente testimoniale, da album di famiglia. Le donne, in particolare, effigiate in pose estatiche, di languida dolcezza, con le teste recline dai colli allungati, non hanno più nulla di regale magnificenza. Non sono le prosperose partecipanti a un festino pagano organizzato da un gaudente padrone di casa, ma le semplici, dolci compagne del ménage quotidiano di un uomo medio otto/novecentesco. Non più sfolgorii coloristici, rilievi plastici e giochi di ombreggiature, ma tinte piatte, ammassate e sagomate da linee decise di contorno, rinuncia agli arricchimenti di una cultura pittorica plurisecolare per rifarsi all'asciuttezza del primitivismo. Nei nudi, le femmine/amiche/amanti si rivelano senza più pudori ma con una schiettezza che presuppone la normale, cameratesca familiarità dei rapporti, se non addirittura la complicità nello scambio di pulsioni sessuali. Con un tocco in più, che il pittore non cela ma anzi sembra voler confessare, di materna sollecitudine.
Eppure Rubens e Modigliani, così lontani anche socialmente hanno qualcosa in comune proprio rispetto al mondo femminile: ambedue si sono accoppiati con donne più giovani, quasi adolescenti. Il fiammingo si è unito in seconde nozze con una sedicenne, Hélène Fourment, modella preferita e musa della sua arte dell'estremo periodo, mentre l'italiano a Parigi ha avuto accanto a sé negli ultimi anni della sua disordinata esistenza la diciottenne Jeanne Hébuterne. Tuttavia il fortunato, imperioso Rubens, idolo di tutti i potenti d'Europa, ha felicemente ottenuto di far proliferare i suoi discendenti dalla giovanissima e robusta Hélène; al contrario, la fragile e sensitiva Jeanne non è sopravvissuta che qualche giorno al suo compagno, stroncato dall'alcol e dalle droghe, suicidandosi con un figlio suo nelle viscere. Diversi fra loro, i due geniali interpreti della loro epoca. Diversi anche nei confronti dell'altra metà del cielo che hanno amato e raffigurato in opere anche oggi a confronto per noi, posteri che ancora fatichiamo a capire quanto il tempo abbia potuto modificare così radicalmente usi e costumi, passioni e valori.
«Rubens e i fiamminghi» è in corso a Villa Olmo di Como fino al 25 luglio. Biglietto intero: 9 euro, ridotto 7 euro. Infoline: tel. 02 54916
«Il mistico profano. Omaggio a Modigliani», al Maga-Museo d'Arte a Gallarate, fino al 19 giugno. Biglietti: 8-5 euro. Info: 0331 791266.
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