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Cultura e Spettacoli
Venerdì 23 Aprile 2010
Riabilitato il revisionismo
A volte fa bene alla Storia
L'autorevole rivista "Nuova Storia Contemporanea" ridiscute l'ostracismo relativo a questa espressione, che negli anni Settanta aveva marchiato a fuoco personalità del calibro di Renzo De Felice.
All'immarcescibile questione del revisionismo nella storia, rivisitata recentemente da Sergio Romano nella presentazione di un libro curato da Angelo Del Boca, è dedicato un articolo di Michele Millozzi nel primo numero di quest'anno di «Nuova Storia Contemporanea», il bimestrale diretto da Francesco Perfetti che, come sempre, presenta un ampio ventaglio di saggi di notevole interesse. Millozzi ha il merito, nel suo breve scritto, di ricordare come «il ricorso all'uso in negativo dei termini "revisione" e "revisionista", terminologia fino a un certo momento tutta interna alla dialettica politica comunista e alla storia del comunismo, si è trasferita all'esterno del suo recinto originario ed è stata adottata dalla storiografia marxista a controbattere tesi e argomentazioni non allineate o in contrasto con la sua lettura di eventi e fenomeni della storia». Non si tratta soltanto di chiarire l'origine di un dibattito, ma anche e soprattutto di identificarne i connotati fondamentali, propri fin dalla nascita. Ricordata la tristissima vicenda della quale fu vittima De Felice nel 1974, quando venne marchiato a fuoco come "revisionista" per il volume della biografia di Mussolini dedicato a «Gli anni del consenso», l'autore cerca di porre un punto fermo nella diatriba sostenendo che il dogmatismo che si contrappone al revisionismo altro non è - nell'ambito «della terminologia politica peculiare della tradizione del marxismo comunista» - che una categoria dell'ideologia e dunque solo funzionale alla politica, mentre il revisionismo «percepito nella sua giusta accezione, appunto ormai esterna a quella tradizione» è da considerarsi una categoria della storia. Si tratta di una considerazione non banale, che magari non può aspirare a chiudere un dibattito di questo tipo, ma che potrebbe a buon diritto pretendere di indirizzarlo su binari più propri di quelli percorsi fino ad ora. Ad esempio ponendo in discussione fino in fondo se e quanto sia vero che scegliere il dogmatismo come opzione contraria al revisionismo significa «assegnare alla Storia, nella ricostruzione del passato, una funzione tutta politica e, cioè, di strumentale asservimento all'ideologia».
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