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Cultura e Spettacoli
Sabato 24 Aprile 2010
Alda Merini a Piero Chiara:
"Grande senso di colpa"
E' questo il titolo di una delle quattro liriche che la poetessa, nel marzo 1963, inviò allo scrittore di Luino, in segno di amicizia: Chiara, infatti, aveva pubblicato una poesia della Merini su un'antologia di cui era curatore, negli anni Cinquanta. Il valore di questo documento, dato a "La Provincia" da Federico Roncoroni, è notevole: si tratta, infatti, uno dei componimenti in cui la vena artistica di Alda era all'apice, prima della fase più difficile dei ricoveri in ospedali psichiatrici. Il testo è battuto a macchina dalla stessa autrice.
(...) Possiedo però quattro poesie vere, della Merini: quattro poesie DOC, scritte a macchina dalla Merini - quella macchina che prima che il nastro si consumasse del tutto, riempiva tutte le o e tutti gli occhielli delle e delle e delle parole -, su quattro fogli extra strong di grammatura leggera, e da lei firmate a mano. Risalgono al 1963, cioè a uno di quegli anni che sono, un po' cinicamente, considerati gli ultimi "buoni" della poetessa: quelli del suo intenso fervore creativo, prima che venisse risucchiata nel gorgo della disperazione. La Merini le spedì a Piero Chiara il 13 marzo 1963, accompagnate da una lettera in cui gliele affidava con parole accorate: «Chiara carissimo, gli scriveva, ecco alcune liriche di produzione nuovissima. Le trattenga. Può darsi che Le servano per preparare qualche cosa semmai vorrà aggiungere il mio nome a quello di altri poeti. Io Le devo molto, ma soprattutto tengo che creda al mio affetto. Spero di vederla presto, spero che il Suo dolore sia quieto. Io purtroppo soffro sempre terribilmente della mia vita incompiuta e questa mutilazione so bene che è peccato. Ho fede».
Chiara, che qualche tempo prima, negli anni Cinquanta, aveva ospitato la Merini nella prestigiosa antologia poetica intitolata "Quarta generazione", da lui curata insieme a Luciano Erba e dedicata ai "giovani poeti", le conservò, insieme ad altre lettere, nella busta originaria su cui scrisse, a matita rossa, INEDITI. E inedite le poesie sono rimaste, visto che, dopo aver esperito tutte le ricerche del caso, non ne ho trovata traccia in nessuna delle raccolte della Merini degli anni successivi. Ne pubblico qui una, la prima della serie.
(Estratto dall'ampio articolo scritto da Federico Roncoroni e pubblicato nell'edizione del 25 aprile de "La Provincia")
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