Cultura e Spettacoli
Giovedì 20 Maggio 2010
E Maria fa notizia
nel cuore della City
Una comasca di 24 anni lavora alla sede della Reuters di Londra, la seconda più importante agenzia al mondo, celebre per la copertura degli eventi economici-finanziari. Maria Caspani così racconta il presente del giornalismo anglosassone, i cambiamenti per la crisi, le grandi prospettive che il Regno Unito continua a dare a chi, determinato e talentuoso, ha voglia di emergere...
Una volta era Fleet Street il cuore pulsante della stampa d'oltremanica. I vecchi cronisti ne parlano ancora con nostalgia, piace ricordare quei vicoli stretti e un po' maleodoranti, le pinte di ale scolate la sera, prima di chiudere il giornale, dormire un paio d'ore e poi riprendere, rituffarsi di nuovo per la strade di Londra a caccia di notizie, sempre disperatamente in cerca dello scoop da sparare in prima pagina. Bei tempi, quelli, prima che arrivasse Murdoch a comprarsi tutto, in America e poi anche qui, nell'orgogliosa Inghilterra vinta dalla crisi della carta stampata.
E così, anche il giornalismo anglosassone si è dovuto adattare ai tempi che cambiano, ai budget ridotti, alle nuove sedi. Più moderne ed efficienti, ma che un po' hanno perso quell'aurea di leggenda. London Bridge, Bermondsey, Canada Water, Canary Wharf. Ogni mattina sono quattro fermate verso est, pressati tra banchieri incravattati e donne in carriera che oscillano sui tacchi a spillo. La nuova City si affaccia sul fiume e il grande piazzale circondato dai grattacieli è sempre spazzato da un vento carico di umidità. Eccola una delle nuove sedi dei grandi media britannici, il Thomson Reuters Building è fatto di dieci piani di redazioni che lavorano sulle notizie per garantire un servizio di informazione che ha reso Reuters la seconda agenzia di stampa al mondo, la piu influente quando si parla di economia e finanza.
Cosa si vede da qua dentro? Giornalisti con la valigia a seguito, di ritorno o in partenza per Hong Kong, Dubai, l'Africa, il Sud America. Il battere incessante sulle tastiere, le riunioni nelle grandi sale dalle pareti vetrate con vista sul Tamigi, i collegamenti con i corrispondenti a Bangkok, Dakar, Nuova Delhi. Al quinto piano, otto donne (me compresa) si occupano di emergenze umanitarie con un sito dedicato alle zone "calde" del pianeta: Afghanistan, Haiti, Darfur, Somalia, India, Cina. Si lavora insieme a un team di tecnici che curano la grafica del sito, facilitano le comunicazioni, mettono a punto nuovi porgetti. Il piu ambizioso? Una piattaforma virtuale che metterà in contatto chi ha bisogno di consulenza legale gratuita con chi la offre, in ogni angolo del pianeta. L'ottica del gruppo è cruciale, nessuno fa da se e per se. L'attenzione è sempre puntata sull'utilità e sull'impatto che la notizia avrà sui lettori.
Esco con il mio pass al collo perchè senza non si va da nessuna parte, un quarto d'ora di pausa, qui nessuno si ferma per pranzo, meglio una birra e finire presto (in questo non è cambiato molto da Fleet Street). Sopra la mia testa scorre il tabellone elettronico con le notizie dell'ultima ora, intorno a me la gente affretta il passo. Le redazioni giornalistiche sono frenetiche in tutto il mondo. Qui anche, a seconda dei piani. Al quinto siamo relativamente tranquilli, quello delle notizie finanziarie invece è invaso dal trillo dei telefoni, specialmente durante le emergenze. Un esempio?
Le recenti elezioni del nuovo governo e le conseguenti oscillazioni del mercato. Con gli occhi del mondo puntati su Londra la tensione era alle stelle. Per una settimana prima che David Cameron diventasse il nuovo primo ministro britannico, in città non si è parlato (né letto) d'altro. Tabloid dai titoli cubitali che puntavano il dito sulle gaffes dell'ex primo ministro Gordon Brown, pacate analisi dei politologi sulle pagine del Times e dell'Independent: il Paese si è tuffato a capofitto negli affari nazionali. Complici la paura di una non ripresa economica e un senso di smarrimento politico che agli anglosassoni non risulta familiare e, soprattutto, non piace. Dopo lo scandalo dell'hung parliament, anche i contestatori hanno deciso di dare una chance al ragazzo di Eton, considerato distante dai bisogni della gente comune.
Ore 18, Canary Wharf è un tappet di pendolari che si affrettano verso il metro. I bar intorno alla redazione Reuters cominciano a riempirsi di lavoratori in cerca di svago. «Sai qual è il nostro punto di forza?» mi chiede una sera un reporter del Daily Mirror tutto rosso in faccia (forse non era alla prima pinta). «No, mi dica», gli rispondo io. «Noi puntiamo sulla diversità. Se sei straniera hai un sacco di opportunità di trovare lavoro. Insomma, fai delle tue "debolezze" un punto di forza, qui c'è qualcuno che le apprezzera». In effetti, or a che ci penso, la mia "capa" è tedesca, le mie colleghe una russa, una kenyana, una è nata nelle filippine. Tornando a casa do una sbirciatina a quello che legge la gente. Sono tutti immersi nel loro free press quotidiano.
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