Cultura e Spettacoli
Mercoledì 26 Maggio 2010
Metti i Campioni
in prima pagina
Si è aperta il 26 maggio, a Roma, la mostra sulla notte magica della vittoria ai Mondiali di Calcio conquistati dalla Nazionale in Germania, nel 2006. Tra le 80 prescelte di quel 10 luglio, anche quella de "La Provincia".
Passa un ottimo collega, accanto a me, Luca Svizzeretto. Si occupa di calcio da anni, e in mezzo alle 80 prime pagine della mostra "Azzurri in prima pagina" (www.azzurriinprimapagina.it) che celebrano il quarto mondiale vinto nel 2006 dalla nazionale di calcio italiana in Germania, ci sguazza. È interista, peraltro, e ha una collezione personale e recentissima di giornali italiani e stranieri che raccontano l'impresa di Mourinho e dei suoi al Santiago Bernabeu (che, guarda caso, vide il terzo trionfo mondiale degli azzurri). Non sa della mia collaborazione con "La Provincia di Como", si ferma, e si gode l'editoriale del direttore. Sorride, quando legge - vado a memoria - «meglio allenarsi ai rigori. Prodi non ci coglierà impreparati». Ecco, da addetti ai lavori, quello che con il direttore del Museo del Quotidiano, Luciano Castro, intuiamo subito dai titoli a tutta pagina affissi. «Che nulla - racconta - unisce come la nazionale di calcio. E divide come le squadre di club. In situazioni come questa si verifica l'unità d'Italia che spesso manca in questo paese». E in effetti è incredibile vedere come, "La Padania" esclusa (il lunedì non esce, c'è la pagina di domenica, quella che presenta la finale: Scontro di civiltà), tutti siano drogati da una felicità incredibile, da un'enfasi che dilaga, anche graficamente. Solo qualche quotidiano locale decide di inserire l'evento in prima pagina senza che sia, in essa, protagonista assoluto o quasi. Tutti usano caratteri cubitali, molti addirittura le stesse frasi: «Campioni» (singolo o ripetuto quattro volte, come le coppe del mondo vinte dall'Italia) e «Il mondo è azzurro» i più classici, forse tra i più efficaci. Alla presentazione della mostra ci sono giornalisti che quella notte erano in redazione. E può solo immaginare chi scrive - che invece era in radio - che stress possa comportare una finale mondiale finita ai rigori per un giornalista di carta stampata. Citando di nuovo la Coppa Campioni, al 70' tutti avevano già la pagina impostata, qui fino all'ultimo rigore c'era solo tensione e probabilmente un doppio master per tipografi, commentatori ed editorialisti. Vittoria o atroce sconfitta. Tutto in 11 metri. Ed è evidente nelle parole di Marcello Di Dio, che racconta il suo articolo su "Il Giornale" o in quelle di Luigi Ferrajolo, meravigliosa penna del "Corriere dello Sport", che ammette «praticamente la partita non l'ho vista». E lo stesso Italo Cucci, direttore dell'Italpress e ex grande penna e ammiraglio del "Corriere dello Sport" stesso, non manca di sottolineare la sua esperienza, il misto di adrenalina, entusiasmo, stress che sgorga in quelle pagine, insieme all'inchiostro e alla passione dei giornalisti. «Il senso di questa mostra va oltre il calcio - sottolinea Castro, tra l'altro vicedirettore dell'agenzia radiofonica Grt - è nel recuperare la storia, l'epopea del quotidiano, in tutte le sue forme. Da 20-30 anni non si stampa più nella maniera classica, c'è il computer, e il senso, la filosofia del cartaceo si sta perdendo in favore del pdf, cambia con il mutamento della tecnologia. E allora noi, che già abbiamo dedicato una mostra alle prime pagine sullo sbarco sulla Luna e a quelle sulla morte di papa Giovanni Paolo II, proviamo a ricostruire questa magia, questa storia. E ho già comprato un'ottantina di giornali per un altro grande evento: l'assegnazione dell'Expo 2015 a Milano».
Con 80 diverse prime pagine, scopriamo anche la geografia dell'animo italiano, come il virus calcistico, per esempio, possa essere più o meno forte, come la voglia di essere collettivo dell'italiano spesso dipinto come egoista sia in quei titoli tenerissimi, «Siamo campioni del mondo». Nella "Gazzetta" che titola "Tutto vero", o nell'arroganza goliardica di "Libero" con "Camerieri, champagne" con il disegno di un Gattuso che mangia un topo francese. «Miracolo Italiano» titolarono i lontani fogli del Trentino-Alto Adige; «Nel pallone» con la solita sagacia "Il manifesto". E il Romanista rinunciò alla foto classica con Cannavaro e la coppa, in favore di Totti, che pure era stato sostituito. Adorabile, campanilistica Italia.
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