Cultura e Spettacoli
Sabato 29 Maggio 2010
"Lunga vita all'operetta
Un classico per i giovani"
Al Conservatorio il tenore Andrea Binetti
Come ha incontrato questo mondo e come se ne è innamorato?
L'inizio di tutto è stato l'incontro nel 1987 con Massimini, in occasione di un suo concerto. Avevo appena finito il Conservatorio: lui mi chiese se volevo far parte della sua compagnia per un Paese dei campanelli di Ranzato. Dall'oggi al domani mi ritrovai proiettato dalla platea al palcoscenico con Polo Poli, Gualtiero Rispoli, Gino Bramieri, Garinei alla regia... Il destino mi diede la fortuna di raccogliere l'espeienza di una generazione di grandi inimitabili: tutte persone di una umanità e semplicità infinita. Non voglio dimenticare il mito femminile Daniela Mazzuccato, insostituibile per classe ed eleganza.
Quanto ha contato Trieste nella sua esperienza?
Trieste è crocevia strategico per l'operetta, geograficamente e culturalmente. Lo è stato fin dal 1930 con Kalmar, Lehar ad Abbazia; lo è oggi con il Festival internazionale attivo da quarant'anni, il supporto enorme dell'Associazione Internazionale Operetta, che sostiene anche questo progetto di collaborazione con Como e il suo Conservatorio: il prossimo 16 giugno i partecipanti alla master class che sto tenendo saranno protagonisti sul palcoscenico del Ridotto triestino, come dire: la patria dell'operetta in Italia.
C'è bisogno di operetta, oggi?
Personalmente sì, per me è una ragione di vita. L'operetta non è una “signora di seconda classe”: è un classico fresco, facilmente accessibile, alla portata di tutti per stile e contenuto delle trame; è un modo fantastico per avvicinare i giovani al teatro
Quindi lei considera l'operetta un genere attuale.
Sì, il mondo stesso dell'operetta, così “fine secolo” è inaspettatamente attuale! Ciò che fa la differenza è la leggerezza di proporre trame o paradossi - umani e sempre esistenti - in chiave favolistica, con un modo semplice di raccontare la realtà, senza l'abitudine delle fiction di oggi di inserire per forza la violenza. C'è ancora bisogno di lieto fine! L'operetta ha poi la capacità di mettere in evidenza personaggi, sentimenti, relazioni.
Stefano Lamon
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