Cultura e Spettacoli
Venerdì 04 Giugno 2010
Risorgimento intelvese,
tanti eroi da riscoprire
Un convegno, promosso il 5 giugno dall'Appacuvi, induce a rileggere pagine meno note della storia locale, alla luce delle celebrazioni per l'Unità d'Italia. Ecco qualche anticipazione sui protagonisti di quella stagione di libertà.
Andrea Brenta, il patriota dei due laghi ed i personaggi storici di quell'epopea nella ricorrenza del 160° anniversario della sua fucilazione e del 150° dell'Unità d'Italia. È un lungo itinerario quello percorso dagli studiosi dell'Appacuvi, che sarà illustrato il 5 giugno, nel convegno in programma al museo Brenta. Per Livio Trivella, presidente dell'Appacuvi, la gente della Val d'Intelvi è fatta di «costruttori di pace». «È ben noto che gli intelvesi non hanno mai eccelso nelle arti guerriere. La loro millenaria storia di artefici migranti più o meno liberamente, fin dai primordi longobardi, non li ha legati alla terra d'origine con un sentimento di feroce possesso, ma piuttosto di ambita, sognata e molte volte raggiunta meta finale di una vita operosa in altri Paesi e a contatto con le più varie nazioni europee».
Le fortificazioni del Caslè del III o IV sec a C., il Castrum bizantino, il recinto difensivo di S. Giorgio a Pellio Superiore (IX-X secolo), provano come in Valle d'Intelvi il genio difensivo ebbe sempre grande impulso. La storia più recente ci consegna i nomi di architetti militari nei territori dell'impero Austriaco come Pietro Ferabosco di Laino e i De Aglio di Scaria che costruirono mura, torri, terrapieni insieme a nuovi mezzi d'offesa. Con Napoleone, a Ramponio, viene eretto l'albero della libertà. Nel 1806 il paese si riballa. Risvegliati da una coscienza nazionale, il parroco don Passerini, il curato Magnaghi, tale Molciani con Vincenzo Pessina di Claino si illudono di poter sollevare il popolo , di raccogliere armi e scendere a Como, ma finiscono ghigliottinati in città il 5 maggio del 1807. Non ebbe maggior fortuna Antonio Cresseri di Argegno che trovato in possesso di una vecchia pistola venne fucilato. Nel 1833 a San Fedele per liberare un patriota detenuto i fratelli Francesco, Alessandro, Giuseppe e Domenico Piazzoli, parroco di Laino, uccisero il commissario Austriaco. Dopo i primi successi non ebbe miglior fortuna nel 1848 Andrea Brenta che catturato dagli austriaci nell'osteria del «Fuin» a Casasco, venne fucilato a Como. Accanto al Brenta tanti altri patrioti che fecero parte del comitato insurrezionale costituitosi nella chiesa di San Sisinnio a Muronico presieduto da Giuseppe Piazzoli. Pagine di storia minore ricordano Andrea Grandi, Erasmo Caprani, don Battista Rosati, Francesco Peroni, Balzaretti, Santo Scotti, Giovanni Rigatti, Gaetano Ferradini, Paolo Nessi, Achille Piazzoli, Andrea Del Toso, Settimio ed Alessandro Conti, Virginio Agliati, Giuseppe Zanotti, Giuseppe Manzoni ed Aurelio Luraghi. Nella spedizione dei Mille spicca il nome di Luca Ferradini di Cerano noto in Valle come il Garibaldino che finì i suoi giorni nella Casa Militare Umberto primo, per i Veterani delle guerre nazionali di Turate.
<+G_FIRMA>Francesco Aita
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