Cultura e Spettacoli
Mercoledì 09 Giugno 2010
Al mercato dei libri
il talento è un optional
In Italia il marketing ormai conta più del valore dei singoli scrittori: i premi letterari stanno vivendo, per la prima volta, una crisi, soprattutto di sfiducia da parte dei lettori spesso delusi dalle banalità dell'opera premiata
D'altra parte i premi hanno fatto a meno, nelle loro scelte, anche degli specialisti, vale a dire i critici letterari, per giurie più mondane e variamente composte e puntano sulla mondanità degli eventi, non tanto sulla qualità dei libri. Il premio letterario non è più un riconoscimento che viene dato a uno scrittore solido, che ha una sua precisa collocazione nella nostra tradizione letteraria, ma un modo per creare dei "personaggi" che hanno scritto un libro e sono curiosi perché sono anche attori, magari hanno girato film di successo internazionale, sono esordienti che possono colpire al cuore delle emozioni e via di seguito. Il premio letterario non guarda più alla letteratura e alla scommessa sui libri che contano e che possono restare nella storia letteraria, ma ai libri che possono far parlare di sé per i motivi più disparati. Il valore letterario è diventato un "optional".
Al punto che i "premi letterari" non hanno più una vera identità: non premiano più i libri che contano, ma anche ignorano sistematicamente gli autori che sono più apprezzati dal pubblico come Andrea Vitali o anche Andrea Camilleri, ma pure giallisti di tutto livello come Colaprico e premiano solo libri che vengono sempre di più imposti dal marketing editoriale, Non si sa per quali ragioni: quest'anno è il caso della Avallone, dove la giovane Silvia, con il suo "Acciaio", supersostenuta dalla Rizzoli, dovrebbe, salvo imprevisti, essere tra i superfavoriti allo Strega. E se invece fosse l'anno di Antonio Pennacchi e del suo "Canale Mussolini" (Mondadori), entrato in entrambe le cinquine, quella del Campiello e dello Strega? Se fosse così vorrebbe dire che forse la tendenza negativa sta cambiando e si ritorna a premiare scrittori solidi, magari non molto conosciuti dai lettori, ma con un percorso letterario complesso e maturo.
Questa direzione, quella cioè di segnalare gli scrittori "importanti" per scelte critiche, generi letterari trattati, valore del libro, istituisce la credibilità del Premio, di qualsiasi premio. I nostri Premi Letterari invece hanno preferito scendere a patti con gli editori: già queste "relazioni pericolose" mettono in guardia sull'effettivo valore del Premio, che viene giocato come una partita truccata. Però ci sono i lettori che stanno scoprendo il trucco e lo scrivono. A ragione.
Andando a spulciare gli Albi d'Oro del Premio Campiello, nel 1970, vale a dire quarant'anni fa la cinquina era da brivido per i "calibri da novanta" della letteratura italiana che annoverava: Ennio Flaiano, Carlo Emilio Gadda, Goffredo Parise, Neri Pozza e Mario Soldati che vinse il SuperCampiello con "L'attore" (ricordiamo che Soldati allora era considerato autore di best-seller come oggi Camilleri e Vitali e quello fu uno dei suoi romanzi più venduti). Il confronto con la cinquina del 2010, che comprende due scrittori di tutto rispetto come Pennacchi e la Pariani, è assolutamente impari e la dice lunga su quanto è cambiato nel tempo per i Premi letterari. Tra la metà degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Ottanta il Campiello premia i nomi migliori della nostra letteratura: Santucci, Silone, Bassani, Soldati, Tobino, Sgorlon, Rigoni Stern, Arpino, Bufalino, Primo Levi. Questi nomi sono degni dell'Albo d'oro di un premio letterario: negli ultimi dieci anni i Premi Letterari sono diventati come il Festival di Sanremo, un mese dopo che si è letto il libro premiato lo si è già dimenticato. Prendiamo il premio Campiello che in questo ultimo decennio intuisce il valore di "Nati due volte" di Giuseppe Pontiggia e lo premia nel 2001, che si accorge di due scrittori popolari come Paola Mastrocola e Salvatore Niffoi e li premia nel 2004 e nel 2006, ma che negli ultimi anni presenta scrittrici o scrittori esordienti o quasi che il riconoscimento potevano meritarselo dopo altre prove più mature. Qui si scende al di sotto anche del Festival di Sanremo, sembra di essere a Castrocaro. A quando la risalita nella "serie A" della letteratura? Se lo chiedono anche i patiti del Premio Strega, il cui Albo d'Oro dal 1947 ai primi anni Novanta annovera quasi tutti i nomi più importanti del Secondo Novecento italiano, poi iniziano scrittori sconosciuti, di cui non si sa più nulla. Chi si ricorda di Alessandro Barbero, Premio Strega nel 1996? O scrittori discutibili e alla moda come la Margaret Mazzantini di "Non ti muovere", per non parlare della Mazzucco con "Vita" o di Tiziano Scarpa, ultimo premiato dallo Strega. Non tutti i critici hanno condiviso e i lettori stessi si sono stupiti di un premio tanto importante ad un'opera così modesta. Non certamente libri "indimenticabili". Per finire una domanda, che non è un "televoto": «Se avete letto "La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano, pensate che sia meritato questo premio così prestigioso?». Rispondete con sincerità e forse scoprirete qual è il mistero che avvolge il Premio Letterario in Italia.
Fulvio Panzeri
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