Cultura e Spettacoli
Lunedì 14 Giugno 2010
Anoressia e disagio:
inchiesta comasca
COMO - Esce in libreria "Lividi, storie di donne ferite" (San Paolo, 136 pag., 12 euro) di Laura Romano, scrittrice e consulente pedagogica comasca. Ecco la sua intervista.
Con che intento propone queste storie Laura Romano?
Nella mia vita professionale incontro tantissime storie drammatiche che passano sotto i nostri occhi senza che ce ne rendiamo conto. Soffermarsi a considerare un dettaglio, non lasciarsi sfuggire qualcosa che etichettiamo facilmente come "strano" senza cercare di andare più a fondo, può mutare il nostro comportamento e renderci in grado di aiutare chi è in difficoltà. Nel caso di Lucia, per esempio, (ragazza autolesionista che si feriva con una lametta ndr) il fatto che la ragazza anche con il caldo estivo non scopriva mai braccia e gambe, avrebbe potuto accendere qualche interrogativo... Il quotidiano è una maschera, è importante però andare oltre i personaggi e cercare di vedere le persone.
Sembra sottile la linea che separa il disagio da una vera e propria patologia. Ad esempio, diverso è uno squilibrio alimentare da una forma di anoressia...
Prima di parlare di patologia vanno messi a fuoco i comportamenti o sintomi perché rappresentano un linguaggio, un modo di comunicare la propria sofferenza, di chiedere aiuto. Domandiamoci, che cosa significa privarsi del cibo? È semplicistico e sviante collegare l'anoressia alla pubblicità e alla moda che impone la taglia 42. Nella maggior parte dei casi sono sottese altre dinamiche affettive, di relazione familiare, abusi sessuali. È importante capire, interpretare, dare un senso...
Le sue storie riguardano le donne in quanto più fragili?
No, le donne non sono più fragili, sono più sensibili...Avrei potuto trattare altrettante storie al maschile, ma l'identità femminile mi interessa molto di più.
Laura d'Incalci
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