Cultura e Spettacoli
Mercoledì 16 Giugno 2010
Fogazzaro e don Girola
Lettere da un'amicizia
Dall'epistolario comasco dello scrittore affiora la straordinaria figura del sacerdote lariano Silvio Girola, compagno di università di padre Agostino Gemelli. L'occasione di questa riscoperta è legata al passaggio di Villa Fogazzaro, a Valsolda, dalla famiglia Roi al Fai (Fondo Ambiente Italiano). Proprio a Valsolda si collega l'amicizia di Fogazzaro e Girola: da lì provengono anche le lettere contenute nell'Epistolario, conservato all'Istituto Carducci, e recentemente "riscoperto".
Una busta beige di tipo commerciale abbandonata in un libro di aforismi. Niente di straordinario: succede. Solamente che questo libro fa parte dell'EpistolarioValsolda archiviato nel «Fondo Girola» rinvenuto qualche mese fa all'Istituto Carducci e la busta riporta sul retro incarichi manoscritti per alcune messe di suffragio che Silvio Girola avrebbe dovuto celebrare in S. Agostino a certe date intorno a una Pasqua.
A Silvio Girola occorreva aggiungere evidentemente un "don". Ma le date non indicavano l'anno. Noi non sapevamo quando il carteggio fosse stato recapitato né da chi: quelle indicazioni sulla busta avrebbero potuto portarci qualche dato in più. Mentre Sergio Marzorati si tuffava nell'analisi del carteggio per "La Provincia", io sono stato preso dalla la curiosità di "indagare" sulla figura del sacerdote. Notiziole le attingo da un testo sul borgo di S. Agostino in cui si fa riferimento a don Girola solo come confidente di Antonio Fogazzaro mentre era in Valle Intelvi, ma è poca cosa e in quella parrocchia non sanno darmi altre infor- mazioni. Non mi dilungo sulle ricerche fatte in seguito ma ne traggo che Don Girola non era quel che si dice un «curato di campagna»: giovane studente al liceo Parini di Milano e compagno di classe di Edoardo Gemelli, che oggi conosciamo come Padre Agostino, e Ludovico Necchi, con loro si iscrisse alla facoltà di Medicina a Pavia. In quegli anni Silvio Girola si dichiarava agnostico pur avendo avuto un'educazione fortemente cattolica.
Una lunga e grave malattia lo costrinse ad abbandonare la facoltà : per una conseguente crisi fu lo stesso Necchi ad istradarlo verso la conversione. Accettato dal Seminario Teologico di Como nel 1898 e ordinato sacerdote nel 1902 dopo un breve periodo a Ponna Inferiore fu trasferito alla Parrocchia di S. Sisinnio a Muronico, sempre in Valle Intelvi ma poco distante da Argegno località già allora ben collegata a Como via lago e quindi a Milano dove si recava spesso per mantenere i contatti con amici ed esponenti delle correnti moderniste. Ma la vita di don Girola non fu mai facile: anche le sue frequentazioni con Fogazzaro non erano viste di buon occhio dalla Curia diocesana. Già, Antonio Fogazzaro: il primo incontro tra don Girola e lo scrittore, che era solito soggiornare a Oria, in Valsolda, avvenne nel 1908 durante un convegno del clero intelvese a Ramponio Verna.
Fogazzaro infatti si recava molto spesso in Valle per passeggiate o incontri: dal 1907 la realizzazione della funicolare di Lanzo gli aveva permesso, facendosi condurre in barca a Osteno, di raggiungere spesso e agevolmente le colme intelvesi. Una fitta corrispondenza iniziò da quei giorni e continuò sino alla morte dello scrittore nel 1911. Di nuovo a Muronico dopo il primo conflitto bellico, diresse il periodico <+G_CORSIVO>La Valle Intelvi<+G_TONDO>, dal 1924 al 1940 anno in cui le autorità , per il suo spirito combattivo e antifascista ne "sospesero" la pubblicazione. Dopo la morte dello scrittore la corrispondenza continuò con gli eredi tanto che fu poi incaricato dalla figlia primogenita Gina, di mettere ordine all'epistolario giacente nella casa di Oria: poteva essere l'anno 1931 nel 1934, don Girola restituì la corrispondenza ben ordinata in quattro faldoni numerati con la dicitura «Valsolda» impressa sul dorso. A questi contenitori il sacerdote ne aggiunse più tardi un quinto in cui inserì, una volta riavuto il carteggio definitivamente, altre buste di lettere. E il libro di aforismi in cui era contenuta la busta con gli appunti. Con l'aiuto di un calendario perpetuo sono potuto risalire all'anno della loro stesura: era l'anno bisestile 1948. Quindi il carteggio in quell'anno non era evidentemente ancora negli scaffali dell'Istituto Carducci, ma collimava con il fatto che don Girola fosse già a Como.
Era stato infatti richiamato in città già nel marzo 1933; ma da allora non gli fu più affidata una parrocchia né altri incarichi di rilievo; gli fu tolto persino l 'insegnamento della religione alle Magistrali per aver troppo diffuso le convinzioni moderniste del Fogazzaro. Gli unici incarichi affidatigli furono di Canonico Mansionario del Duomo. Essendo considerato conduttore di una vita «sacerdotalmente privata» dovette in seguito, trovarsi piccoli alloggi o rifugiarsi presso pensionati per religiosi. Ma le difficoltà di vita non gli impedirono comunque di dedicarsi assiduamente a studi anche presso l'Istituto Carducci. Durante gli anni delle persecuzioni razziali, prima e della Liberazione poi, don Silvio prestò aiuto ad ebrei e a partigiani. In alcune azioni fu spesso aiutato dalla famiglia Sais di Como, da tempo amica. Terminato questo tragico periodo, il legame tra i Sais e don Girola si rafforzò,al punto che intorno agli anni '50, non avendo più il sacerdote un alloggio decente a causa anche di tristi condizioni economiche e per di più messo a riposo dalla Curia, fu ospitato gratuitamente presso questa famiglia. Sembra che solo intorno al 1960 don Girola scelse di consegnare all'Istituto Carducci i cinque faldoni con il carteggio.
Mai si sapranno, purtroppo, le ragioni di questa scelta in quanto i due protagonisti della donazione sono ormai scomparsi: Clotilde Cavalleri, storica segretaria dell'istituto che, conoscendo il sacerdote da anni, di certo avrà ricevuto il carteggio direttamente dalle sue mani e don Silvio Girola, che,colpito da una paresi progressiva, morì poverissimo nella Casa del Clero, presso Valduce, il 27 luglio 1963, a 86 anni. Dopo la sua morte parte del carteggio «Girola» fu trafugata. Ritrovata anni dopo a Bologna dalla Biblioteca Comunale fu poi riportata a Como dove presso la sua sede ne è possibile la consultazione.
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