Cultura e Spettacoli
Mercoledì 23 Giugno 2010
"Voglio raccontarvi
mio padre Tobagi"
Benedetta, la figlia di Walter Tobagi, il cronista del "Corriere della Sera" ucciso nel maggio 1980 dalle Br, ha ripercorso la vita del padre. Si è documentata su materiali inediti, firmando un libro che è anche un affresco degli ultimi "anni di piombo". Oltre all'intervista a "La Provincia", proponiamo il video in cui la Tobagi, laureata in filosofia, di professione documentarista e giornalista, dialoga con Antonello Piroso a "Niente di personale", su La 7.
A trent'anni dall'uccisione del padre, Benedetta Tobagi scrive un libro (Come mi batte forte il tuo cuore, edito da Einaudi) per ridare voce alla figura di Walter Tobagi, sindacalista e giornalista del "Corriere della Sera", assassinato in via Salaino da un commando della misconosciuta organizzazione terroristica "Brigata XXVIII Marzo" il 20 maggio 1980.
Benedetta Tobagi, quando nasce il desiderio di raccontare suo padre in un libro?
Ho fortemente voluto scrivere questo libro perché è vissuto dentro di me per molti anni. Inizialmente pensavo di raccontare mio padre in un film o in un documentario. Poi ritrovando i testi, gli appunti e gli articoli depositati da mio padre, ho capito che il ponte sul vuoto andava costruito con le parole, non avrebbe avuto senso utilizzare altre forme. Ho aspettato a scriverlo perché volevo essere sicura di fare una cosa abbastanza bella per l'uomo che era mio padre.
Che cosa ha significato "conoscerlo" attraverso gli articoli, i diari, le corrispondenze, gli appunti che minuziosamente conservava nel suo studio?
Mi sono avvicinata a mio padre, navigando tra i fogli e i libri disseminati nel suo studio. Aveva scrupolo in tutto quello che faceva e anche nella conservazione di diari e articoli. La ricerca è stata impegnativa e divertente al tempo stesso. Impegnativa perché ho ricostruito le tappe di tutta la sua carriera dagli esordi alla redazione del giornalino liceale fino all'assunzione al "Corriere della Sera", dall'esperienza da Presidente dell'Associazione Lombarda Giornalisti alle lezioni tenute in Università. Ho incontrando sulla carta le sue confidenze più intime, le amarezze e le gioie. Divertente perché, ad esempio, ho scovato le lettere che scriveva da ragazzo.
Emerge più volte nel libro la volontà di sottrarre Walter Tobagi dalla parabola eroica in cui la sua esperienza è stata spesso schiacciata. Perché questa scelta?
La passione civile che mio padre profondeva in ogni azione era bellissima e ho voluto rimetterla in circolazione oggi, perché credo che di questo ci sia bisogno, non dell'immagine opaca di un eroe ineguagliabile. Non servono a nulla stereotipi creati ad arte per essere accantonati o ricordati all'evenienza con discorsi imbolsiti. Mio padre fu un "buon maestro" perché sempre mosso dalla volontà di confrontarsi con il principio della realtà, di percorrere giorno dopo giorno la strada di una società migliore. Tutti possiamo inoltrarci in questo viaggio. Mio padre ha faticato, ha avuto paura, ha assunto posizioni impopolari e discusse. Ha riempito di significato il suo ideale di democrazia cercando quotidianamente di scrivere quello che gli sembrava giusto. Questo fa di lui un modello positivo cui ispirarsi, non il martirio.
(Estratto dell'intervista pubblicata da "La Provincia" nell'edizione del 24 giugno)
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