Cultura e Spettacoli
Mercoledì 14 Luglio 2010
A Roma gli inediti tondi
dello scultore dei Papi
Dagli studi di Claudio Crescentini emergono nuove luci sull'opera di Andrea Bregno, uno dei più grandi scultori del Quattrocento, nato in Val d'Intelvi (Como) nel 1418 e protagonista con Donatello e Michelangelo della mostra La forma del Rinascimento in corso a Palazzo Venezia a Roma
Il Buonarroti ancora giovane e sconosciuto giunge nel 1496 a Roma dove Andrea Bregno è lo scultore più celebrato e probabilmente si reca nella bottega del maestro tramite il cardinale Riario a copiare dal vero alcuni capolavori antichi della sua collezione.
Tra questi c'è anche il Torso del Belvedere che rivela affinità con la struttura del Mosè realizzato da Michelangelo per la tomba di Giulio II. Allo scultore, architetto, collezionista e umanista comasco, che nella Roma papalina trovò la gloria, fu commissionato dai Piccolomini l'altare nel duomo di Siena che non riuscirà a terminare.
Fu Michelangelo a completare l'opera e fu l'unica volta in cui mise mano ad un lavoro altrui. A questo altare erano destinati i due tondi di Andrea Bregno, per la prima volta in mostra, che hanno condotto Claudio Crescentini ad argomentare altre ipotesi sul maestro del Quattrocento, descritte anche nel catalogo della mostra curata con Claudio Strinati.
Professor Crescentini, quali sono le opere inedite di Bregno in mostra al museo di Palazzo Venezia?
Tutto quello che si espone di Andrea Bregno è un inedito perché le sue opere in genere non vengono inserite nelle mostre sul Rinascimento romano e lombardo. L'esposizione ruota attorno a questa figura centrale preceduta da Donatello e seguita da Michelangelo. Per la prima volta abbiamo un nucleo importante di sculture di Andrea Bregno tra cui spiccano due inediti. Si tratta di tondi di marmo, una testa di giovinetto e una testa muliebre, che attraverso studi approfonditi portano al collegamento con l'altare Piccolomini del Duomo di Siena. Negli anni '80 del Quattrocento Bregno viene chiamato dalla potente famiglia senese per realizzare un'opera per Pio II che è morto da poco. L'altare è imponente, ospita diversi santi e sfoggia una decorazione architettonica che riporta al tempio romano. Lo scultore per via dei molti cantieri aperti a Roma non riuscirà più a dedicarsi a questa opera che porterà a termine Michelangelo agli inizi del Cinquecento.
Perché è così importante sapere che Michelangelo concluse il lavoro incompiuto del Bregno?
Il Buonarroti non ha mai terminato un'opera di un altro artista. Stando alla documentazione d'archivio del Duomo di Siena i due tondi di Bregno esposti potrebbero aver fatto parte della decorazione dell'altare Piccolomini che nel momento in cui arriva Michelangelo non vengono inseriti poichè il progetto viene semplificato. Tra queste ci sono tondi, decorazioni scultoree e anche una piccola testa attribuita a Bregno ora nel museo del duomo di Siena.
Che rapporto c'è tra Bregno e Michelangelo?
Non abbiamo una documentazione che parla della conoscenza fra i due, ma sappiamo che Michelangelo arriva a Roma nel 1496 circa quando Andrea Bregno è lo scultore più importante in assoluto. Il committente di entrambi è il cardinale Raffaele Riario che in quel momento sta costruendo l'omonimo palazzo (oggi palazzo della Cancelleria) dove Andrea Bregno lavora alle decorazioni scultoree. Michelangelo a Roma realizza diverse opere tra cui il Mosè per la tomba di Giulio II che è identico come struttura al Torso del Belvedere, presente nella collezione del Bregno ed esposta nella sua bottega dove molti artisti andavano a copiare dal vero. In quel momento Michelangelo è ancora giovane e sconosciuto e probabilmente tramite il cardinale Riario potè accedere a Bregno.
Quale opera di Michelangelo può aver tratto ispirazione da una scultura di Bregno?
La Madonna col Bambino di Osteno realizzata negli anni '60 del Quattrocento rivela affinità con la Madonna di Bruges di Michelangelo eseguita nel 1501circa. Probabilmente il Buonarroti vide un suo prototipo nella bottega del Bregno perché non possiamo ipotizzare che si recò ad Osteno.
Quale legame aveva Bregno con la Madonna di Osteno?
In una disposizione testamentaria del 1507 ora nell'archivio diocesano di Milano, Andrea Bregno lascia al nipote Antonio, suo esecutore, una somma per ripulire e valorizzare l'altare della Vergine nella parrocchiale di Osteno.
Di questo testamento si parla già nell'800 e viene studiato a livello locale, ma nessuno lo ha mai approfondito in rapporto all'evoluzione della cultura del maestro.
Stefania Briccola
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