Mannoia, la signora del pop

Più che un'interprete, una performer. Voce linda dal timbro unico, tra il mezzocontralto e l'acuto. Gestualità efficace, degna di un monologo teatrale d'alto livello. Mai didascalica. Energia e movimento: per Fiorella al parco comunale di Fino un grande concerto applaudito con calore 

Più che interprete, performer. Fiorella Mannoia. Voce linda dal timbro unico, tra il mezzocontralto e l'acuto. Gestualità efficace, degna di un monologo teatrale d'alto livello. Mai didascalica. Energia e movimento, con microballetti orientali ad arricchire la sua affascinante carica. La Mannoia ha portato in scena due ore di emozionante consapevolezza. Presente con cuore e anima in ogni singola nota del concerto. Definirlo «pop» sarebbe riduttivo: due ore al limite del transgender - musicalmente parlando - con passaggi bossanova e sconfinamenti rock. Esecuzione impeccabile. Il pubblico del parco comunale di Fino Mornasco, con più di 2mila persone arrivate da ogni dove, ha risposto con entusiasmo all'appuntamento di lusso del Festival Lago di Como. A fare da cornice, un palco adornato con giganteschi acchiappasogni al neon. Alle spalle, davanti ai drappi luminosi da villa settecentesca, una band capace di assecondare le sensazioni della Mannoia. Ottimi gli arrangiamenti, in un concerto «acustico» soltanto per essenzialità. Azzeccata, la scelta dei brani. Un'antologia della musica leggera. Partita con «Le tue parole fanno male» di Cesare Cremonini, la rossa Fiorella ha regalato il primo distillato d'amore con l'immortale «Sally», ancora più oscura della versione Blasco. Dopo la Brianza velenosa di «Una giornata uggiosa» (Battisti), si è aperta alla globalizzazione con una personale «Clandestino» (Manu Chao): «La giustizia, clandestina, il nucleare, clandestino, il razzismo, clandestino, il G8, ilegal». Nel finale, il lato più femminile e complicato della Mannoia. «Io posso dire la mia sugli uomini», «I dubbi dell'amore», «L'amore si odia». E «I treni a vapore», la «Pescatore» di Bertoli. Esplosione nei bis: «Via con me» di Paolo Conte in versione all that jazz, il superhit «Quello che le donne non dicono» - a cantare il ritornello, un coro da stadio del pubblico - e, con «Il cielo d'Irlanda», l'ultima danza pagana della serata.

Christian Galimberti

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Eco di Bergamo Fiorella a Fino Mornasco