Cultura e Spettacoli
Martedì 03 Agosto 2010
Emil, che fenomeno:
"Sono un provinciale"
Le radio impazziscono per il suo disco "Milano no". I giornali si stanno accorgendo di lui. E' un talento puro, orgoglioso delle proprie radici canturine: "Cantù - sostiene - è la Liverpool d'Italia". Tra i suoi fan anche Lucio Dalla e Franco Battiato. E la Warner lo ha messo a contratto. Volete ascoltare la sua musica? Potere farlo digitando qui.
di Christian Galimberti
Indiscrezione vuole che qualche sua canzone sia stata ascoltata – ed apprezzata – da grandi nomi, tipo Franco Battiato e Lucio Dalla. Lui è Emil (nome d'arte di Emiliano Baragiola, 30 anni, di Cantù) e alla domanda diretta fa spallucce. Talento ironico e pungente, amante della buona musica italiana e dei suoni nuovi in arrivo da Inghilterra e Stati Uniti. Si gode il momento dopo cinque anni di lavoro su chitarra, computer e mixer. Un giorno, il sogno diventa realtà. E' la Warner Music – la stessa etichetta di Ligabue e R.E.M. – a dare fiducia al cantautore. Nasce una collaborazione con RaiTre: per la sigla di «Quelli di Caterpillar», Emil scrive «Sabato mi piace». Nelle radio viene lanciato il singolo «Milano No», inno antimetropolitano composto in provincia. Anticipazione di settembre, quando nei negozi si potrà trovare il suo primo album, «Piccolo Pagliaccio Italiano». La tracklist racconta una personalità variegata: «Chitarrista da spiaggia», «Mi distruggo», «Non sono mica Vasco». Semplicemente, Emil.
«A Milano/ io mi sento/ sporco dentro». «A Milano/ me la prendo/ con i taxi/ con i tram/ e l'ecopass». Perché «Milano No»?Perché la conosco abbastanza da vicino, ed è il bersaglio di tantissime lamentele. E' un modo per aprire un dibattito e ridersi addosso. Milano viene trattata come la città più brutta del Nord Italia. E' la più grossa, eppure non offre più di tanto.
Chissà Cantù e Como, allora...
Sinceramente, le preferisco. Sono più adatte alla mia personalità. Non ce la farei mai a vivere a Milano. La provincia mi dà tranquillità, la sto apprezzando di più. Mi piace relazionarmi alla gente che abita dalle mie parti. Piuttosto che ad artisti, intellettuali e diplomatici di città. Quindi, meglio qualche possibilità in meno, e rimanere qui.
In questi giorni, chi ha parlato di te ha provato a definirti in ogni modo. Ti hanno confrontato con Daniele Silvestri, Enzo Jannacci, Moby, Beck. Tu come ti definisci?
Riservato e goliardico. Sono un falegname mancato con la chitarra. Per la falegnameria, mi sarei dovuto appassionare. Con la musica, mi è venuto più facile. E, dopotutto, è una forma di artigianato.
(Estratto dall'intervista pubblicata sull'edizione del 4 agosto de "La Provincia")
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