Cultura e Spettacoli
Mercoledì 04 Agosto 2010
Il dramma di Socci
si colora di speranza
Il giornalista e scrittore ha raccontato in un libro la vicenda della figlia Caterina, entrata in coma il 12 settembre dello scorso anno, a soli 24 anni. Le cure mediche e le preghiere, di amici e familiari, l'hanno riportata in stato di coscienza. Da alcune settimane, il libro è un best seller.
La vicenda di Caterina è divenuta di pubblico dominio dacché il padre, il giornalista Antonio Socci, ha deciso di scriverne in un libro, pubblicato da Rizzoli, che sta riscuotendo un grande successo di vendite (da alcune settimane è in vetta alle classifiche, ndr). È una storia molto dura, a tratti crudele; sembra persino una di quelle vicende narrate nell'Antico testamento per mettere alla prova la fede in Dio: il 12 settembre di un anno fa, mentre si trovava all'Isola del Giglio in compagnia di alcuni amici, Caterina ha avuto un malore improvviso: il suo cuore ha smesso di battere, gettandola in coma profondo. Caterina - primogenita di tre figli - il 24 settembre avrebbe dovuto laurearsi in Architettura.
Suo padre ne ha avuto notizia mentre si trovava a casa, impegnato a lavorare al nuovo libro su Gesù, a cui aveva affidato il compito ambizioso di «far intravvedere a molte persone mari più azzurri e fondali d'incanto e una più bella festa con figli e amici e un sole che non tramonta…».
L'abnegazione dei medici, e le preghiere di chi le vuole bene, hanno fatto in modo che l'arresto cardiaco non sia durato più di un'ora. Abbastanza comunque per cambiare completamente la vita di una persona, per sempre. Come riuscire a guardare negli occhi la sorte quando la realtà che ti riserva è di questo genere?
Ciò nonostante Socci non ha avuto esitazioni nella fede che costantemente lo sorregge e lo accompagna: «Con Caterina, offriamo le nostre sofferenze per la gloria di Gesù, perché sia visibile la sua misericordia già quaggiù e per la salvezza dell'umanità intera (a cominciare da coloro che odiano)». Si è messo alla scrivania per dire pubblicamente che ringrazia Dio e la Madre di Cristo perché Caterina ha riaperto gli occhi: «questo libro - scrive - vuole essere anche un atto di fede in Gesù che ci esorta a pregare come se avessimo già ottenuto ciò che chiediamo. È quindi un atto di ringraziamento. Insieme vuole essere il mio ringraziamento a Dio per averci dato Caterina. Lo ringrazio di averla creata e fatta cristiana. Lo ringrazio di averla fatta così buona e bella, anche nell'anima. Lo ringrazio dello splendido popolo cristiano in cui è cresciuta e che l'ha sostenuta nella terribile prova presente. A questo popolo chiedo, con gratitudine, ancora preghiere per la nostra principessa…».
Il suo libro, tuttavia, non è rivolto solo alle personalità devote. È per tutti. Innanzitutto perché è scritto bene, e si legge con estremo piacere; poi perché il ricavato va in beneficenza per opere missionarie e di carità a favore di popolazioni povere e abbandonate del continente africano, flagellate dal virus dell'Aids (il che è sufficiente per fugare ogni possibile dubbio e malignità in ordine agli intenti di chi l'ha scritto).
«Voglio testimoniare infine - aggiunge Socci - ciò che ha sostenuto me finora, ciò che mi ha dato conforto, coraggio, forza e anche gioia, pur fra le lacrime. Perché forse può essere un conforto e un abbraccio per altri che si trovano nella prova». Nei momenti di dolore e di difficoltà è importante sapere che non si è soli: «È un gesto d'amore che voglio fare con Caterina e per Caterina, verso molti sofferenti che sono soli, che non hanno la fortuna di avere tanti amici accanto, come abbiamo noi. Vorrei che ci sentissero vicini».
Il dolore ci ricorda le nostre debolezze, la nostra vulnerabilità, fisica e mentale. Il dolore ci fa uomini, ci fa crescere nella consapevolezza delle nostra condizione. «Il dolore del mondo è un oceano sconfinato», ricorda Socci con accenti dostoevskiani. Ma al dolore si può reagire diversamente: ci si può chiudere in se stessi, oppure aprire al mondo senza vergogna o sensi di colpa, sapendo di toccare con mano ciò che più di ogni altra cosa ci rende umani.
«Dio è con noi, sempre», non si stanca di ripetere l'autore. Ma queste pagine ci dicono di più: «Credo che avremmo tutti da guadagnare a uscire per un attimo dal teatro di ombre del pre-giudizio affrontando i temi fondamentali. Un po' come quando, tra persone di diversissime opinioni e convinzioni, parlando dei figli ci si riconosce simili alla radice. Nell'umanità», scrive Socci. Non è forse vero che «Non amiamo se prima non siamo amati»? E questo vale per tutti, credenti e non, al punto che, pur essendo queste parole di Sant'Agostino, anche Freud e Jung le condividevano senza alcuna difficoltà. Il libro di Socci è lì a ricordarcelo.
Antonio Socci, «Caterina. Diario di un padre nella tempesta» (pag. 211, 16,50 euro); il ricavato delle vendite verrà devoluto in beneficenza. Sulla vicenda è attivo anche un blog, sul sito www.antoniosocci.com
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