Cultura e Spettacoli
Venerdì 13 Agosto 2010
Giovio e Volta in Ticino
Scoperto diario inedito
E' quello di Giambattista Giovio, amico del fisico comasco, di tre anni più giovane, noto per i suoi scritti aforistici e per la curiosa biografia di "Lionnet", alias Giuseppe Leoni, di Parè, detto "l'incombustibile". Il testo inedito lo ha trovato alla Biblioteca Braidense una laureanda comasca, allieva dello storico Paolo Bernardini, che ci racconta questa storia appassionante e annuncia l'uscita del diario gioviano a Natale...
La Como dell'età di Volta è un territorio ancora in gran parte da scoprire, e senz'altro, per tanti aspetti, da riscoprire. Un mondo in costante fermento, attraversato rapidamente da regimi politici diversi, dopo un secolo di torpore, eppure in grado di mantenere una propria, chiara, identità. E Como tra Sette e Ottocento sforna personaggi singolari. Che generalmente ricadono nella sfera di interesse di Volta, naturalmente, e dell'amico e sodale Giambattista Giovio (1748-1814), di tre anni più giovane di Alessandro. Siamo nell'epoca che vede la nascita della scienza moderna. Ma in cui il fantastico, il meraviglioso e il magico sono lontani dall'essere messi in archivio. Si prenda il solo Giuseppe Leoni, nativo di Paré, illusionista, noto con il nome d'arte francese, Lionnet, il famoso «uomo incombustibile», una vera e propria torcia umana degna della Marvel, in grado di tenere in bocca lame roventi, di bere bicchieri di olio bollente come fosse "sfursat" di Valtellina. Illusionista in un tempo che non ne era certo privo, Lionnet attirava ovunque tantissimi spettatori paganti, Volta si lamentava che fosse più popolare di ogni scienziato (compreso egli stesso, e Davy), e Giovio gli dedica un lungo saggio, tra l'ironico e l'ammirato. Ne parla anche Carlo Amoretti. L'"incombustibile" Leoni nasce nel 1778. La data della sua morte - un trucco che non ha funzionato? - non è nota. L'anno prima Volta in compagnia di Giovio si reca in Svizzera, per il suo primo leggendario viaggio elvetico, ove, tra gli altri, incontra Lichtenberg e si scontra con una disciplina impervia, almeno per lui, la geologia. Noto e ripubblicato ancora nel 1991 dalla benemerita casa editrice Ibis di Como, per le cure di Renato Martinoni, il diario del primo viaggio voltiano, dal San Gottardo a Lucerna, è una miniera di notizie, non solo scientifiche. Ma insieme a Volta c'è un altro scrittore notevolissimo, Giambattista Giovio. E anche lui scrive un diario del viaggio svizzero. Ora Giovio è noto ai tempi nostri solo per i suoi scritti su Como e il lago; e perché, scrittore di aforismi, non sempre originalissimi, fa una fugace apparizione nei Meridiani, nel primo volume degli "Scrittori italiani di aforismi" del 1993, benemerita impresa ideata dal compianto Giuseppe Pontiggia. Eppure fu autore di diecine di opere, poesie, aforismi appunto, scritti politici e letterari. Il suo epistolario, per gran parte inedito, comprende migliaia di lettere, e corrispondenti d'eccezione. Della figlia si innamorò (ma di quante altre) nientemeno che Foscolo. Il matrimonio però non avvenne. Ora, il mistero del diario di viaggio. Gli studiosi di Volta lo danno per edito. A cura di Felice Scolari, con un editore del periodo fascista che ebbe nome solenne, ma vita brevissima, a Como: Imperium. La data, 1934 o 1935. Ma lo Scolari, gran studioso del Volta, quel diario svizzero di Giovio non lo pubblicò mai. Perché? Da documenti d'archivio pare lo avesse in effetti trascritto. Ma grazie agli studi della mia allieva Alessandra Mita, è venuto fuori che quel diario non solo è inedito, ma non venne neppur trascritto tutto da Scolari. Il fatto che molti studiosi lo abbiano dato per edito ne ha di fatto impedito la pubblicazione. Finora. Alessandra Mita ne sta preparando un'edizione che uscirà entro Natale presso le edizioni Città del Silenzio di Novi Ligure. Il manoscritto si trova alla Biblioteca Braidense di Milano. Che cosa racconta il diario? Per tanti aspetti è complementare a quello di Volta. Ma dove lo scienziato guarda alle montagne, ad esempio, dal punto di vista della geologia, lo scrittore, Giovio, si lascia trasportare dal "sublime", dalle descrizioni di orridi, abissi, picchi desolati. Siamo d'altra parte nel secolo del sublime, da Burke a Kant, e Giovio ne è ben consapevole: i monti «sempre al fianco con cadute orrende, e spume, ed iridi, e nebbia e frastuono». Vi sono poi le considerazioni dell'economista, lettore dei fisiocrati: solo dalla ricchezza della terra si formano le altre ricchezze, e questo è vero per la stessa Svizzera. Mentre la Lombardia non potrà illudersi di vivere di solo commercio: «…e non saprei come senza i formaggi del lodigiano, e i grani del cremonese, e le risaie del Pavese potesse la Lombardia reggere ad un dominio forastiere». La sua natura non è quella neutra e "scientifica" di Volta. Alla vista di una fossa di cervi nei pressi di Lucerna, Giovio rammenta i «cervi con la fronte alta e superba», «senza temer che alcun gli uccida», di un noto verso dell'Ariosto. Insomma, la Svizzera di un poeta, un letterato tutto pieno di sapere classico, di un economista e di un politico: che ben s'accorda, ponendosi come suo naturale complemento, con Svizzera vista con l'occhio tecnico, ma non per questo spassionato, di Alessandro Volta.
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