Cultura e Spettacoli
Mercoledì 18 Agosto 2010
Il comasco che colleziona
pezzi di vetro senza prezzo
Da non perdere la doppia mostra - al Castello del Buonconsiglio di Trento e al Castello Thun in Val di Non - dedicata all'"Avventura del vetro". Sono del collezionista e imprenditore Augusto Panini le più belle perle di vetro di origine veneziana, impiegate come moneta di scambio, dal Medio Evo fino alla II Guerra Mondiale, nelle regioni africane. Panini ha ritrovato in Mali, in scavi archeologici a cui egli stesso ha preso parte, un buon numero di questi manufatti.
Scenografiche ricostruzioni, come lo scafo del mercantile del Cinquecento con il suo carico recuperato nell'Adriatico, straordinarie collane di perle vitree destinate ai mercati africani e oggetti rari come il flauto di Napoleone compongono la mostra "L'avventura del vetro" nelle sale del Castello del Buonconsiglio di Trento e a Castel Thun in Val di Non. Il percorso affascinante spazia dal Rinascimento al Novecento e racconta la vasta produzione del vetro a Venezia e il suo approdo in mondi lontani. Le sale espositive includono un'ampia sezione dedicate alle collane tra cui spiccano quelle della collezione di Augusto Panini da anni impegnato a studiare le perle di vetro del Continente Nero come preziosa merce di scambio dalle valenze magiche e apotropaiche. Per soddisfare i gusti delle varie etnie africane i maestri veneziani arrivarono a creare più di centomila tipi di perline. Nel Settecento le vetrerie di Murano sfornavano 19.000 chili di perle alla settimana, per lo più destinate al mercato estero.
Augusto Panini, perché mai un imprenditore si appassiona tanto a collezionare perle vitree africane?
La mia ricerca si concentra sulle perle di vetro ritrovate nei siti archeologici e nei mercati africani che permettono di leggere i contatti di vari popoli in determinate epoche. Le perle di vetro sono merce di scambio preziosa in Africa e chiavi di lettura di interi capitoli di storia ancora da riscrivere.
Che cosa ha scoperto di recente sulle rotte delle perle vitree prodotte a Venezia?
Dal confronto con le perle di scavo della fine del Quattrocento, ritrovate nei pressi degli argini della Laguna Veneta e identiche a quelle coeve che ho rintracciato in uno scavo archeologico in Mali, emerge che questa merce preziosa è arrivata in Africa prima dei commerci transoceanici attraverso le carovane del deserto.
Che significato assumono le perle di vetro alla luce di una prospettiva culturale più ampia?
Le perle di vetro hanno una caratteristica dettata dal colore, dal motivo e dalla misura. In ogni caso assumono un significato magico e vengono usate per favorire guarigioni e celebrare riti propiziatori. Nelle varie epoche le perle di vetro diventano monete di scambio tra l'Europa e l'Africa per acquistare l'oro, l'avorio e gli schiavi.
Quali tipi di perle antiche della sua collezione troviamo in mostra?
Tra i pezzi più significativi ci sono due collane di perle rosetta a sette strati di notevoli dimensioni, tipiche della produzione veneziana dei primi del Cinquecento, ritrovate in Nigeria dove furono oggetto di scambi commerciali con l'Europa. Molto alto era il loro valore di scambio basti pensare che con una perla simile si potevano acquistare fino a dieci schiavi. Poi ci sono degli esempi di perla denominata "uva spina", prodotta a Venezia dalla seconda metà del Cinquecento fino agli inizi del Novecento, che è stata ritrovata anche nel galeone Gagiana affondato in acque croate nel 1583. Le veniva attribuito un potere magico infatti adorna la bambola "Akua'ba" portata in grembo dalle donne Ashanti del Ghana a protezione della salute dei figli. In mostra si trova anche una collana di perle monocrome veneziane "uva spina" ritrovata sempre in Ghana nei pressi del villaggio di Elmina e databile tra il XVI e il XVII secolo.
Quali collane della sua collezione sono presenti in maggiore quantità?
Quelle di perle di vetro prodotte a Venezia tra il 1750 e il 1850 che servivano proprio per acquistare l'oro del Mali, l'olio di palma del Ghana, e l'avorio della Costa d'Avorio.
Ci sono dei simboli scaramantici ricorrenti nelle perle di vetro?
L'occhio, giusto per citare il più potente simbolo apotropaico, si ritrova in diverse perle di varie epoche e serve a scacciare gli influssi negativi. Molto amati in Africa sono il colore turchese che rappresenta la vita e la corniola che è la pietra cara al Profeta.
In quale momento comincia il declino del commercio delle perle di vetro di Venezia con l'Africa?
Con la fine della Seconda guerra mondiale e dei domini coloniali europei in Africa il commercio delle perle veneziane ne risente in modo particolare per la concorrenza di Cina e India.
Quali nuovi riscontri emergono sulle perle cilindriche blu del Cinquecento?
Ne ho ritrovate alcune in uno scavo in Mali ed ho sempre ritenuto che fossero delle canne di vetro mediorientali. Invece sono le stesse perle trovate negli scavi della Laguna di Venezia e si tratta di semilavorati che venivano acquistati in Africa già nel XVI secolo per esseri rifiniti in loco.
Quali sono le sezioni più affascinati della mostra al Castello del Buonconsiglio?
La sala che accoglie la ricostruzione scenografica del ventre della nave Gagiana, affondata alla fine del Cinquecento e ritrovata con il suo carico di oggetti di vetro in acque croate, e la sezione che ospita i vasi artistici di Murano che conducono dalle forme cinquecentesche fino alle espressioni dei maestri vetrai Barovier e Bianconi.
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