Cultura e Spettacoli
Venerdì 27 Agosto 2010
Addio a Panikkar,
maestro del dialogo
Il sacerdote e filosofo, vicino al buddismo e all'induismo, è morto il 27 agosto all'età di 91 anni. In Italia le sue opere sono state quasi interamente pubblicate da Jaca Book. E il presidente editoriale del gruppo di ispirazione cattolica ricorda, in esclusiva a "La Provincia", il valore di questa personalità della cultura interreligiosa.
La notizia della morte di Raimon Panikkar, filosofo e teologo che si è spento l'altro ieri all'età di 91 anni nella sua casa di Tavartet (Barcellona), ha fatto emergere esperienze e ricordi che incrociano da vicino l'avventura culturale del Meeting di Rimini dove, proprio ieri, ha assunto particolare rilievo la dinamica complessa e affascinante dell'incontro fra culture e religioni diverse. Un tema al quale l'intellettuale che respirò fin dalla nascita un clima improntato alla pluralità - sua madre era catalana cattolica e il padre un industriale indiano - e che nel 1946 fu ordinato sacerdote, dedicò il suo intenso impegno di ricercatore e studioso espresso in oltre 80 libri. Impossibile quindi non avvertire un collegamento con lo stesso anelito nel contesto della kermesse che ieri ha visto in dialogo il monaco buddista Shodo Habucawa, il rettore della moschea di Bordeaux Tareq Oubrou e il presidente del pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, cardinale Jean Louis Tauran.
Ad avviare la pubblicazione in italiano dell'Opera Omnia dell'autore è la casa editrice Jaca Book: settant'anni di scritti trovano organizzazione in un'offerta selezionata per i lettori, dodici i volumi del piano dell'opera - in parte già pubblicati e in parte previsti in produzione - dall'editore milanese. Ed è lo stesso fondatore e presidente dell'editoriale Jaca Book, Sante Bagnoli, a ricordare l'inizio della vicenda: «Conoscevo le opere di Panikkar agli inizi degli anni '60, mentre ero studente a Scienze Politiche. Il mondo indiano per noi era Gandhi, e Panikkar faceva parte di questo - nota - Poi, come capita, persi di vista i suoi lavori. È stato lo storico e antropologo delle religioni Julien Ries che, arrivato a Milano nel 1998 per lavorare con noi al suo "Trattato di Antropologia del Sacro", mise sul tavolo tre volumi con aria quasi divertita. Io e Maretta Campi, nostro direttore editoriale, lo guardammo interrogativi perché li teneva rovesciati e dalla sua parte». Ma quel dialogo con l'autorevole antropologo del sacro fu decisivo: «Ries disse: "Sono stato a Barcellona e sono andato a Tavertet da Panikkar: mi ha chiesto se volete pubblicarlo. Ho qui tre lavori. Gli piacerebbe essere pubblicato in italiano dove sta uscendo l'Opera Omnia di De Lubac e Balthasar". Poi aggiunse che nel rapporto tra culture e religioni l'opera di Panikkar era indispensabile... "Non si fa a meno di Panikkar" aveva ribadito. Dopo pochi giorni era deciso: avremmo cominciato con Mito, Fede ed Ermeneutica...». Un inizio destinato a sviluppare nuove prospettive nel campo nelle diverse discipline, dalla filosofia alla teologia, dall'antropologia alla spiritualità: un volume chiave per la conoscenza di Panikkar, sarà prossimamente nelle librerie - sempre per i tipi di Jaca Book (pag. 400, euro 48) - con il titolo «Religione e religioni».
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