Cultura e Spettacoli
Lunedì 13 Settembre 2010
L'arte dello spazio come un giardino
La Biennale d'architettura di Kazuo Sejima rimanda agli spazi verdi delle città giapponesi
In realtà se c'è una cosa che caratterizza questa mostra è proprio il fluire chiaro di un'idea di bellezza legata allo spazio, un'armonia che si fa consapevolezza e responsabilità etica e civile. Una necessità oggi in ogni angolo della terra e in tutte le culture. E nella sua idea di progettualità Sejima individua insieme con la poesia e il racconto una nuova forma di memoria, e l'affida a Wim Wenders e a Fiona Tan, le due personalità simbolo della rassegna, collocati in due punti cruciali dell'allestimento: quasi all'ingresso delle corderie il primo, nel cuore dell'esposizione nel padiglione centrale la seconda. Come se tra arsenale e giardini della biennale scorresse un filo rosso che guida dentro e fuori dagli schemi tradizionali e il progetto - per definizione non ancora realizzato - fosse la proiezione di un ideale. Il video di Wim Wenders - da vedere con gli occhiali per cogliere l'effetto in 3D - gioca sulla proiezione simbolica, ma è realtà. È il documentario sul Rolex Learning Center inaugurato in marzo all'Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna. Muri ondulati lasciano scorrere aria e luce mentre la musica enfatizza la percezione di entrare in un'architettura a metà tra "La Città Ideale" del Laurana e "2001 Odissea nello spazio" di Kubrick. Il sogno, l'utopia di un uomo nuovo. Piccolo vezzo di Sejima: farsi ritrarre su un Ginger - il due ruote antinquinamento - mentre attraversa gli spazi che lei stessa ha pensato.
Nel doppio video di Fiona Tan l'architettura non è più solo un elemento che dialoga con il paesaggio, ma con la rappresentazione e l'anima delle persone. Il progetto passa attraverso la realizzazione concreta. Così la Tan nel suo "Clouds Island Project" (Il progetto per l'isola delle nuvole) racconta i due lavori di Sejima per le isole del Mare Interno di Seto in Giappone: lì c'è tutta la purezza e il silenzio di chi osserva e ascolta la natura e il ritmo della vita umana. E forse nella disciplina zen declinata nel glamour di oggi s'intravede il lato più autentico di Sejima e la sua sfida di bellezza, lanciata agli architetti, agli artisti e all'umanità.
Rachele Ferrario
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