Cultura e Spettacoli
Lunedì 27 Settembre 2010
L'arte della Tremonti
oscura quella di Cattelan
I critici prendono di mira la mostra di Angiola Tremonti, la sorella del ministro dell'Economia, in corso alla Galleria d'Arte Moderna di Milano. Raccomandata grazie al cognome che porta? Autrice di opere non degne di essere esposte in una tale cornice? La canturina respinge le critiche al mittente: "Sono stata infangata", dice. E aggiunge soddisfatta: "Certo, faccio discutere più di Cattelan. E a me non serve il suo dito medio". Il lettore può dire la sua rispondendo al sondaggio nella homapage del sito.
Il caso Tremonti, negli ambienti d'arte meneghini, incendia gli animi più della mostra a Palazzo Reale di Maurizio Cattelan, favorito in partenza dallo shock spot di un Hitler inginocchiato. E sembra essere più gustoso da discutere, per il palato all'arsenico di chi frequenta vernici come se fossero aperitivi, della vicina esposizione di Salvador Dalì.
Lei, Angiola Tremonti, artista nonché sorella del ministro, il Giulio all'Economia, è sulla bocca di tutti. In queste settimane, espone le sue sculture alla Galleria d'Arte Moderna di Milano, tempio dell'arte italiana. Per galleristi, critici e colleghi la domanda è una sola: la Tremonti è una vera artista o una raccomandata di lusso? A sentirselo dire, si innervosisce. Ma sotto sotto, se la ride, per così tanta attenzione. Senza nascondersi, confessa: «Succede come per tutti gli artisti. La proposta è arrivata da me. E siccome l'idea è piaciuta, ecco la mostra».
Finire sotto i riflettori dell'arte milanese, in una sede di tale prestigio, non è per nulla semplice. Eppure, la Tremonti c'è riuscita. Con una personale da quaranta opere, raccolte sotto un titolo da retrospettiva post mortem: "Sculture 2000-2010". Esposizione prodotta da Palazzo Reale – ancora – e dalla Galleria d'arte Moderna di Milano – appunto – con il patrocinio di Regione Lombardia e e Provincia. Lavori in bronzo, ferro, acciaio, resina illuminata. La Tremonti viene definita «pittrice, scultrice, designer». Ma, si potrebbe aggiungere, anche installatrice. Per l'inaugurazione del 16 settembre, tre donne in calzamaglia ricoperte di creta sono entrate in scena sulle note di un violino. «Matrici, creature uniche, essenze soavemente amorfe», la sua definizione delle Mabille, donne simbolo di maternità. «Un corpus messo insieme con coerenza e impegno, nonostante le continue digressioni esterne. Fantasia e rigore, immaginazione e fermezza. Sono gli ossimori entro cui si muove l'artista». Parola di Luca Beatrice, non il primo passante estasiato, ma un critico d'arte di livello. Collaboratore de "Il Giornale", curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2009. E curatore della tremontiana mostra. Per la quale Massimiliano Finazzer Flory, assessore alla cultura di Milano, ha speso parole poetiche. «Fra antiche memorie e frenesie del vivere contemporaneo le donne di Angiola Tremonti rappresentano un differente sguardo sull'essere e l'abitare il mondo», il suo commento. Nel catalogo, figurano testi critici di Rossana Bossaglia, Luciano Caramel, Raffaele De Grada, Gillo Dorfles.
Non che sia corta la lista degli apparenti detrattori. Un'analisi, lunga una pagina intera sul settimanale "L'Espresso", è arrivata per penna di Enrico Arosio. «Un po' sorprendono, un pochino fanno impressione – ha scritto delle opere della Tremonti, in un pezzo con la riassuntiva dicitura «parenti illustri» – è l'assegnazione di un'importante sede museale pubblica a un'artista ignota ai più». Arosio riporta il commento del gallerista Massimo De Carlo: «Se danno due settimane di mostra a Cattelan, alla Tremonti dovrebbero dare due minuti». "Ars Life", importante portale Internet del settore – diretto da Paolo Manazza, altro autorevole critico – in un pezzo bulldozer di Cristiana Curti ha dilaniato la mostra della Tremonti. Dapprima, a proposito del ruolo della Tremonti come componente nella commissione del decoro di Milano, la Curti ricorda: «Qualcosa intorno ai conflitti d'interesse? No, questo riguarda l'Arnaldo Pomodoro, che propose una sua cancellata a Largo Mahler. E la Tremonti, strenua paladina della correttezza deontologica, ritenne fosse questione incompatibile». Sull'arte: «Le Mabille sembrano un malriuscito omaggio alle donne del calcio, uno scherzo di cattivo gusto». "Ars Life" sostiene di aver parlato con Vittorio Sgarbi. «Non mi sembra certo che siano opere irrinunciabili – avrebbe detto il più televisivo dei critici – non merita una sede di quel prestigio».
Ma la Tremonti – nata Sondrio, vive a Cantù (Como) da una vita, dove è consigliere d'opposizione al sindaco leghista Tiziana Sala – cosa pensa delle impallinate? «Dubito che la dichiarazione di Sgarbi sia vera – dice – gli altri vogliono infangare il mio lavoro. Certo, faccio discutere più di Cattelan: a me non serve il suo dito medio. Ho inviti all'estero anche importanti, segno che il gesto artistico è stato apprezzato. Questa sera, alle 19, la mia mostra chiuderà la settimana della moda». Ma come è nata questa mostra? «Ho ricevuto una risposta dal comune di Milano nell'aprile del 2009. Piace il mio bosco incantato, un'innovazione incredibile». E infine: «Perché devono avere spazi cani e porci e non devo averlo io? Perché sono la sorella del Tremonti?».
© RIPRODUZIONE RISERVATA