Cultura e Spettacoli
Giovedì 07 Ottobre 2010
A lezione di pazienza
dal cardinal Martini
Un estratto dal libro del teologo, già arcivescovo di Milano, dedicato al dialogo sui temi della fede e dell'etica con i più giovani. Il presule interverrà alla presentazione a Villa Cagnola di Gazzada, nel Varesotto, il 7 ottobre alle 17.30.
di Carlo Maria Martini
Cara Elsa, la virtù della pazienza non è molto gettonata oggi. Si può dire che è bassa in classifica, assai poco quotata. Spesso senti dire uffa, quanta pazienza, mi hai fatto perdere la pazienza!, al diavolo la pazienza!, espressioni che usiamo per dire che non ne possiamo più. Nei casi migliori si esclama con rammarico santa pazienza! e con ciò si vuole indicare che qualcosa disturba molto, ma si è troppo educati per reagire con parolacce.
La pazienza, invece, è qualcosa di molto nobile e degno di stima: è la capacità di portare con dignità e, se possibile, con eleganza situazioni molto pesanti, un modo di reagire alle difficoltà maturo e responsabile. È il coraggio di resistere, anche di fronte alle minacce di morte qualche volta. Per imparare la pazienza dobbiamo guardare innanzitutto a Gesù che, come dice Pietro in una sua lettera, «oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia». Nell'ultima notte della sua vita Gesù ci dà esempi concreti di pazienza e dominio di sé; Matteo, infatti, ci racconta che, mentre i sommi sacerdoti e gli anziani lo accusano, lui non risponde nulla. Mantiene lo stesso atteggiamento anche nell'ultimo interrogatorio dinanzi al procuratore Ponzio Pilato, che governava la Palestina e aveva su di lui potere di vita e di morte. Quando Pilato ostenta questo potere, Gesù coraggiosamente replica che gli è stato dato dall'alto e, quindi, dovrà renderne conto.
Ma è soprattutto sulla croce che Gesù esprime il massimo della capacità di soffrire con dignità. Dal Vangelo di Luca sappiamo che, dopo essere stato sottoposto a tortura e inchiodato alla croce, Gesù muore dicendo: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». In quel momento il centurione, un ufficiale romano così chiamato perché era a capo di un centinaio di uomini, si trova di fronte a lui e riconosce: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio». Grandi esempi di sopportazione serena e forte nelle prove ci vengono offerti anche dagli apostoli. Nel libro che racconta le vicende successive alla morte e alla risurrezione di Gesù c'è scritto che, dopo la prigionia e il processo tenutosi contro di loro a Gerusalemme, gli apostoli vanno via dal tribunale »lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù». Anche Stefano, il primo martire, lapidato per la sua fede, si inginocchia e prega per i suoi uccisori; e Paolo, preso a sassate e trascinato fuori dalla città, alzatosi comincia a predicare con forza il Vangelo. Ma qui potresti dirmi la pazienza è veramente roba da grandi allora! A loro tocca sopportare le difficoltà! Io penso, invece, che non sia così. Anche un bambino può essere chiamato a sostenere situazioni pesanti e difficili. Forse qualche tuo amico ha una famiglia divisa, oppure i genitori che litigano continuamente o mostrano indifferenza l'uno verso l'altro. Forse è capitato anche a te di soffrire per questi motivi e sai che ci vuole una grande forza d'animo. Anche gli eventi più semplici e ordinari esigono una buona dose di pazienza; penso alla sorellina che vuole avere sempre per sé i tuoi giocattoli, all'amico che viene a disturbarti mentre guardi il tuo programma preferito, ai maestri talvolta un po' noiosi, ai compiti da fare quando c'è il sole e vorresti uscire. Ricordo che alla tua età mi pesavano molto i tanti anni di studio che avevo davanti, li sentivo come un tempo interminabile; oggi, invece, mi rendo conto che sono stati soltanto una parte, importante ma limitata, della mia vita. In tutte le circostanze un po' gravose impara a farti forza e a confidare in Gesù. La pazienza è il sale con cui condire tutte le azioni quotidiane, è l'olio che rende percorribili i cammini dell'esistenza liberandoli dalla loro ruvidezza. Senza non è possibile affrontare e gustare le difficoltà della vita, arrivando anche a gioirne, come gli amici di Gesù di cui ti ho parlato prima. Spero che tu abbia avuto la pazienza di leggermi fino a questo momento. Ora vado a ringraziare Dio, che si ricorda sempre di noi e ci dà la forza di scalare le montagne.
(© «Una parola per te», di C. M. Martini, San Raffaele, 81 pagine, 16 euro)
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