Cultura e Spettacoli
Sabato 09 Ottobre 2010
"E per fortuna che c'è
chi regala conferenze"
Lucia Ronchetti, direttore dell'Archivio di Stato di Como, interviene nel dibattito su come finanziare la cultura, a fronte delle scarse risorse pubbliche. Nella homapage del sito continua il sondaggio rivolto ai lettori.
<+G_SQUARE><+G_CORSIVO>«Il bilancio 2009 ha previsto, con l'obiettivo del pareggio del bilancio dello Stato per il triennio 2009-2011, un'ulteriore e rilevante riduzione della spesa pubblica per l'anno corrente», sono queste le premesse con cui il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha invitato gli istituti dipendenti a formulare le richieste economiche per il fabbisogno ordinario.
In momenti in cui, in Italia, vengono chiesti sacrifici a tutti, il progressivo assottigliarsi delle già esigue risorse pubbliche destinate alla cultura è un indiscutibile dato di fatto. Basti pensare che proprio il nostro Ministero, da cui dipendono i poli museali di Roma, Napoli, Firenze, Venezia, istituti come la Pinacoteca di Brera, il Cenacolo, la Reggia di Caserta, per citare a caso tra i più noti, cui vanno aggiunte tutte le Soprintendenze che tutelano antichità, paesaggio, belle arti, architettura, arti contemporanee, nonché i 100 Archivi di Stato dislocati sul territorio nazionale e le biblioteche statali, può contare solo sullo 0,15% del prodotto interno lordo. In questo immenso patrimonio culturale, gli Archivi di Stato occupano una posizione atipica. I documenti che noi conserviamo infatti non offrono una fruizione estetica, ma costituiscono una garanzia per la certezza del diritto. Una sentenza, un testamento, la compravendita di un immobile, non sono opere d'arte, ma attestazioni di situazioni giuridiche. A parere di chi scrive assicurare la conservazione di carte che certificano atti o fatti di natura giuridica è un compito essenziale ed inderogabile di uno Stato che si dice "civile". Stante l'attuale situazione economica, lo Stato fatica a coprire le spese di funzionamento dei propri istituti culturali, ma certo i costi definiti "incomprimibili" sono un onere non delegabile a benefattori.
Di contro, però, è opinione condivisa che l'attività di promozione e valorizzazione, per intenderci conferenze, pubblicazioni, esposizioni, possono e devono affidarsi al sostegno economico privato. Anche perché la partecipazione di sponsors ad un'iniziativa è il primo test per valutarne la validità. Del resto anche il Codice dei Beni Culturali e Paesaggio ha sancito che «la Repubblica favorisce e sostiene la partecipazione dei soggetti privati alla valorizzazione del patrimonio culturale» (art. 6). Fortunatamente questa dinamica virtuosa si verifica anche all'Archivio di Stato di Como. Numerose sono le situazioni nelle quali sperimentiamo la generosità dei nostri utenti. Le forme di sostegno sono le più disparate e variano da attività di volontariato a contributi economici. Ci mancano archivisti, ma abbiamo studenti che realizzano riordini nel corso di tirocini universitari. Non siamo in condizioni di pagare dei relatori, ma abbiamo professori che ci regalano conferenze. Non abbiamo soldi, ma abbiamo contatti con enti pubblici e privati che investono risorse nelle nostre attività. Tutto senza gravare sulle esangui casse dello Stato, cui chiediamo solo il necessario per esistere.
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