Cultura e Spettacoli
Martedì 12 Ottobre 2010
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con impronte d'artista
Ex libris in mostra al Museo Didattico della Seta di Como, per festeggiare il ventennale. Tra le sorprese, anche un "quadratino" pensato per la biblioteca di Luigi Pirandello.
Curioso destino, quello dell'ex libris. Questo quadratino di carta, in origine destinato a fungere da etichetta per i libri di una biblioteca privata o pubblica, è rimasto sempre confinato nell'ambito di unun "do ut des" fra collezionisti. Li si può vedere in qualche occasione, soltanto per la generosità di quanti li conservano. Ora alcuni di loro hanno aperto i loro album per proporli ad un'esposizione "dimostrativa" nel Museo Didattico della Seta di via Castelnuovo, che li ha accolti per festeggiare il ventennale di attività assieme ad una selezione di preziose aerosculture (ma sì, prendiamo in prestito la nomenclatura futurista) del Miniartetextil, nato dalla passione di Mimmo Totaro e Nazarena Bortolaso. Le due mostre sono in sintonia. Oggetti fatti di materie impalpabili e piccole stampe d'autore convivono per indicare al visitatore che la qualità estetica non ha bisogno delle grandi dimensioni per emozionare. È solo una questione di ottica: invece di riempirsi gli occhi con oggetti che superano l'altezza dell'uomo basta aguzzare lo sguardo in un minuscolo spazio per scoprire bellezze nascoste, la grazia segreta di un gesto, la finezza di un segno.
L'ex libris, come dicevamo, è un timbro di proprietà esclusiva. Quando venne ideato, tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento, nobilitato dall'intervento di un grande maestro, Albrecht Durer, era come un vaccinazione simbolica del libro, un marchio d'appartenenza. Li usavano biblioteche patrizie o conventi, abbazie, gli unici a poter permettersi il lusso di una biblioteca. Per lo più, recavano immagini araldiche, stemmi gentilizi o, in taluni casi, motti, citazioni. Con la nascita della stampa e i caratteri mobili di Gutenberg la diffusione crebbe rapidamente: nel Settecento divennero qualcosa di più che un timbro di proprietà, richiamarono ad eseguirli artisti dell'incisione, non più solo xilografi, come nei libri dove anche il testo era forgiato nel legno, ma calcografi o litografi. Nomi e stemmi si tramutarono in vignette, figure allegoriche, arabeschi decorativi. Giochi gratuiti che avevano perso l'utilità di "sigillo" da apporre ai volumi, soprattutto su quelli che non avevano l'ambizione di far bella mostra di sé in biblioteche eleganti.
Alla fine dell'Ottocento, ecco la rivoluzione. Si affermano gli ex libris come stampe d'arte, a prescindere dall'uso; arte minore, moltiplicabile in diversi esemplari, ma pur sempre lavoro manuale firmato dall'autore. Un'arte sofisticata, che non si accontenta più di indicare il nome del committente, ma cerca di raffigurarne l'indole, la professione, le preferenze, abbinando un'icona simbolica o allegorica a un detto, una sentenza, un epigramma, o addirittura un aforisma, che esprima in parole quello che è già rappresentato nell'effige. Inizia così la nuova era dell'ex libris, nel Novecento. È questa la tipologia della piccola stampa che ha resistito al passare del tempo e al totale allontanamento dai libri, sua prima destinazione. Una tipologia che i collezionisti hanno coltivato fino ad estenderla in tutta Europa. Mecenati, comparsi all'improvviso per simpatia del nuovo genere di figurazioni, acquisiscono una competenza specifica sulle tecniche dell'impressione su carta, commissionano ex libris personali ma non certo per metterli in vendita: tutt'al più, gelosi come sono di questi foglietti dedicati a se stessi, sono disponibili a scambiarli con altri simili, instaurando rapporti con altri collezionisti, non importa dove.
Il vero deus ex machina della rete di carteggi che si instaurò per molti anni nel secolo scorso fu un comasco, l'ingegnere Gianni Mantero (1897-1985). Grazie a lui, venne fondata la federazione italiana degli amatori di stampe (Fisae), si realizzò il primo congresso internazionale di exlibristi nel 1953 a Kufstein, mentre a Como, grazie alla sua azione stimolatrice, ebbe luogo nel 1968 il XII congresso internazionale dell'ex libris e del libro illustrato, favorendo la pubblicazione di molti studi. Ma soprattutto va ricordata l'importanza di Gianni Mantero mecenate e collezionista di fama mondiale. Incisore lui stesso negli anni giovanili non dilettantesco, conoscitore a fondo di artisti e tecniche calcografiche, fu in contatto con un numero enorme di artisti e collezionisti, catalogando decine di migliaia di ex libris, raccolti attraverso scambi e incarichi di esecuzione. Anche nella mostra al Museo della Seta s'indovina la sua presenza, dietro le opere esposte, dalle minuziose composizioni astratte di Aldo Galli attorniate dagli strumenti di lavoro, le sgorbie, i bulini, i punteruoli, alle suggestive sintesi di paesaggi lariani incise da Gianluigi Uboldi fino alle xilografie di autori da lui particolarmente amati, il toscano Italo Zetti e il friulano Tranquillo Marangoni. Mi è parso di vederlo ancora alla sua scrivania, mentre apriva con la religiosa attenzione di un rito le lettere contenenti i preziosi foglietti figurati. E dalle buste aperte uscivano a frotte, sparpagliandosi, veleggiando come tante farfalle in attesa di essere scrutate, palpate, custodite in luoghi dove la loro fragilità avesse un'adeguata protezione. Perché un giorno qualcuno le potesse ancora avere fra le mani, sogguardandole con almeno un poco di curiosità.
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