Cultura e Spettacoli
Venerdì 15 Ottobre 2010
Ferradini racconta
la "sua" Teorema
Il cantautore di Casasco d'Intelvi, a margine del concerto del 16 ottobre a Cologno Monzese, racconta a "La Provincia" come nacque il successo del 1982, a cui è legata la sua carriera.
di Giordano Casiraghi
L'estro di Herbert Pagani sarà ricordato stasera con uno spettacolo al Palazzetto di via Volta a Cologno Monzese (ingresso libero). La notizia si completa dal fatto che lo show è messo in scena da Marco Ferradini, cantautore nato a Casasco d'Intelvi, spesso chiamato in tv a cantare quello che resta il suo successo di una vita, quel "Teorema" scritto proprio con Pagani. Tutte canzoni che Ferradini presenterà a Cologno con l'attore Davide Calavini, ai musicisti Josè Orlando Luciano e Simone Rossetti Bazzaro, all'attrice Anna Jancek e a Charlotte voce recitante.
Ferradini, come è maturata questa idea di lavorare su Herbert Pagani?
Ho sempre creduto che la fortuna di una canzone come "Teorema" sia da attribuire all'estro compositivo di Herbert. Lui ai testi e io alle musiche abbiamo scritto una manciata di canzoni che sono andate a formare un mini album uscito nel 1981. Il titolo dell'album è "Schiavo senza catene", per lanciare questa canzone che credevamo la più forte e invece sarà "Teorema" a uscire alla grande nell'82. Nel Qdisc, così venivano chiamati allora, c'erano anche "Questa sera" e "Week end", altre canzoni scritte a quattro mani.
Come è nata questa collaborazione, vi frequentavate?
No, Herbert era conosciuto nell'ambiente, sia come cantante che come autore avendo in passato scritto canzoni insieme a Edoardo Bennato e perfino con Franco Battiato. Io a quel tempo ero approdato a una piccola etichetta collegata alla Numero Uno di Battisti e il mio produttore Alessandro Colombini propose questo connubio che si rivelò subito centrato. Ricordo che andai con Herbert in montagna, nei pressi di Macugnaga, per un weekend davvero da ricordare. Tornammo a Milano con le canzoni in tasca.
Stavolta lei si farà interprete di alcune canzoni scritte soltanto da Herbert, come le ha sentite addosso?
Devo dire che ho ascoltato molto materiale e le canzoni prescelte sono quelle che sento anche mie, ma nello spettacolo aggiungo "Fratello mio", un inedito di Herbert che tocca il tema dell'omosessualità, oggi normale ma all'epoca un vero tabù. Ho voluto poi omaggiare l'estro di questo grande artista con una mia canzone scritta pensando a lui, si tratta di "Jean e Paul", due bambini ebrei che scappano da Parigi in tempo di guerra.
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