Liszt, l'amore e il lago
Memorie inedite lariane

Il geniale compositore e pianista d'origine ungherese rimase per sei mesi tra Bellagio e Como, suonando anche al Teatro Sociale. La sua compagna, Marie, partorì in città la piccola Cosima, che poi divenne moglie di Wagner. La Provincia ha scovato in Biblioteca comunale una lettera e una cronaca inedite. Eccole in anteprima, mentre a Cantù - ogni lunedì - si tengono lezioni sull'arte di Listz.

di Giancarlo Montorfano

Il 29 dicembre 1837 il celebre pianista e compositore ungherese Franz Liszt suonò al Teatro Sociale di Como in una memorabile "accademia" a favore della Casa di Riposo. Proprio quattro giorni prima all'Albergo dell'Angelo nacque una bambina, frutto della relazione con la scrittrice ginevrina Marie de Flavigny, originaria di Francoforte e sposata col conte d'Agoult: che in onore del lago di Como, fu battezzata il giorno di Natale nella Cattedrale con il nome di Cosima; futura moglie in prime nozze del direttore d'orchestra Hans von Bülow e poi capostipite con Richard Wagner di una dinastia ancor oggi vivente. Proprio alla dinastia dei Liszt-Wagner, passata anche da Como, è dedicato il ciclo di sei incontri che si tengono ogni lunedì al liceo «Fermi» di Cantù per i corsi dell'Auser, fino al 22 novembre. Sulla romantica presenza di Liszt a Como, esistono anche due testimonianze manoscritte, finora inedite, se non per qualche marginale richiamo nelle memorie a stampa sul soggiorno di Liszt a Bellagio e a Como. Sono conservate entrambe nel fondo dei manoscritti della Biblioteca Comunale di Como.
Sarà necessario però ricordare lo sfondo in cui s'inserisce questa pagina così memorabile della vita musicale lariana. Nel luglio 1837 la coppia lasciò il Lemano alla volta dell'Italia. E per più di sei mesi soggiornò tra Bellagio, Como e Milano. L'arrivo a Milano della coppia non passò inosservata. E alle civetterie dei salotti milanesi, preferì il "buen retiro" di villa Melzi a Bellagio e la quiete del Lago di Como, lontano da pettegolezzi e indiscrezioni. A questi rispose lo stesso Liszt in una spassosa corrispondenza per la "Revue musicale" di Parigi: in cui descrive il palco del conte Archinto, con la bellissima moglie circondata da giovani ganimedi e il gentiluomo annoiato che si rifugia a dormire in un altro palco. I rapporti con la nobiltà lariana dovettero essere migliori, almeno a giudicare dalle testimonianze conservate nella Biblioteca di via Raimondi. La relazione sul concerto del 29 dicembre 1837 si trova alle pagine da 303 a 305 di un manoscritto notevolissimo di Francesco Della Torre di Rezzonico, purtroppo mai pubblicato: "Cronaca della Città di Como e della sua Diocesi dal 1836 al 1839". Dopo aver riprodotto il programma della locandina del concerto, che si conserva oggi all'Archivio di Stato di Como, il nostro cronista fa una puntuale ricostruzione della serata, a cui partecipò: «Si aveva dalla direzione del teatro disposta al suo ingresso un'urna, destinata a ricevere i temi musicali o motivi, che dagli amanti della musica vennero entro parti da trattare dal signor LIszt; ne scelse invero alcuni e gli trattò con sorprendente maestria e disinvoltura».
A proposito della "Serenata L'Orgia fantastica" dello stesso Liszt, così si esprime Francesco Della Torre di Rezzonico: «La eseguì maravigliosamente, e tanto si era investito nel suonarla che tutto si elettrizzava, la fisonomia sua alteravasi, e cadendogli alla gota la sciolta capigliatura, e smorto e smilzo essendo di volto, non sembrava più Lui, perché tutt'era immerso con piacere nell'esecuzion del suo pezzo musicale». Così poi il recensore tratta del pezzo forte della serata: «Finalmente il signor Liszt passò sul pianoforte gli improvvisi sopra i temi dati. Ne scelse alcuni e maestrevolmente gli eseguì con franchezza sull'istrumento, aggiungendovi cappricci varj, che fece maravigliare gli astanti; e terminò con questi l'accademia musicale. Io confesso il vero che ne restai soddisfattissimo di aver udito un sì eccellente pianista, e forse in Como non si udirà più un consimile». La lettera manoscritta, priva di data, è invece indirizzata al conte Antonio Odescalchi. È scritta in francese, la lingua usata da Liszt anche nella corrispondenza con Marie D'Agoult e nella stesura delle sue "Pagine Romantiche", dove si tratta con una certa ampiezza del soggiorno lariano della coppia. La lettera all'Odescalchi è di un certo rilievo perché è scritta a batter di posta: la vettura lo sta aspettando per la partenza. E dal suo testo si desume che è un addio: si augura che un «caso felice» o «la Buona Provvidenza» lo riporti un giorno a Como, dove ha potuto godere dell'amicizia e della cultura del professor Odescalchi. Dalle cronache sappiamo che il 16 marzo del 1838 la coppia lasciò definitivamente la Lombardia alla volta di Venezia. Terminò quindi la continua spola a cui si Liszt si sottopose tra Como e Milano. In una lettera alla Contessa D'Agoult rievoca la mirabolante corsa di un postiglione che «ci ha portato in tre ore da Como a Milano, sorpassando la diligenza di un'ora e mezza». Rimarranno nella loro memoria i ricordi di un viaggio in barca sul lago, o i tre cantanti che intonarono a Bellagio una pagina del "Guglielmo Tell", in forma di Serenata ai due amanti: «Non ho mai ascoltato nulla di comparabile a queste tre voci portate sull'acqua, che s'innalzano e si perdono nella notte stellata».  

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