"Vienna e dintorni" per il Carducci
Cent'anni con un raro Beethoven

Domani l'orchestra 1813 e quattro solisti comaschi verranno diretti da Tenan nel <Triplo concerto>

COMO - (st. la.) «In Germania ho imparato un proverbio che, tradotto, dice "Se batti Beethoven, Beethoven batte te", che dice tutto sul rischio di lasciarsi prendere la mano dal punto di vista delle sonorità».
Alla vigilia del grande concerto Vienna e dintorni, con il quale domani alle 20.30 il Teatro Sociale festeggerà i cent'anni dell'associazione Carducci con un programma musicale, da Bach a Berg passando per Mozart e il Triplo Concerto di Beethoven, ad opera dell'orchestra 1813 e di quattro solisti comaschi, il direttore Carlo Tenan non nasconde il suo entusiasmo e il suo impegno per offrire un'interpretazione all'altezza dell'evento.
Quali sono le intenzioni di Carlo Tenan direttore e interprete?
Sempre, quella di diversificare: se in Mozart viene naturale mirare a un suono asciutto, per Beethoven si tratta di non cedere alla tentazione di rendere un suono eccessivamente pieno. Interpretando i classici con orchestre dagli strumenti moderni, cerco sempre di avvicinarmi il più possibile al suono autentico senza, però, percorrere “mezze vie” poco convincenti.
In questo devo dire grazie ai ragazzi dell'orchestra 1813: al concerto d'apertura di stagione si presentano con un margine di energia molto positivo.
Il brano di Alban Berg chiude il cerchio di quattro secoli di storia musicale. Come lo affrontate?
È talmente difficile e affascinante da non poter accettare la sfida. Ma l'orchestra è pronta e in forza, anche per interpretare e inserire la decifrazione di quell'uso del numero, un po' esoterico, che attraversa tutto il brano nelle scelte di Berg.
Il brano “clou” sarà però, a detta di molti, il Triplo Concerto di Beethoven, novità assoluta per Como.
È un pezzo talmente bello, è incredibile che si esegua poco. Non c'è un motivo particolare: forse, per mancanza di solisti di livello pari alle difficoltà contenute.
Cosa ha comportato affidarlo alle giovani punte di diamante comasche?
Fin dalla prima lettura abbiamo cercato di far sì che tutti avessero ad ascoltarsi per capire e mirare a una visione d'insieme assolutamente unitaria che rispecchiasse un'idea. In ciò sono stati sicuramente tutti ottimi: la difficoltà maggiore era proprio quella di ottenere omogeneità di suono e di intenzioni. Ciò che sta nel pensiero dei solisti: «La massima espressione del fare musica» per Davide Alogna; «caposaldo del repertorio violoncellistico» secondo Andrea Scacchi; «opera unica, il capolavoro assoluto» per Vsevolod Dvorkin. A loro, l'onore di farlo gustare a Como.

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