Più politico che scrittore
A Como il Dossi meno noto

All'Istituto Carducci una conferenza sul centenario della morte del letterato

Continuano al Carducci in viale Cavallotti 7 a Como gli appuntamenti con il «Salotto letterario» nel centenario dell'associazione. Domani alle 18 Beno Reverdini interverrà sul centenario della morte di Carlo Alberto Pisani Dossi. Anticipiamo un estratto della relazione.

COMO - La conversazione  nel salotto letterario dell'Associazione Carducci percorrerà l'arco dell'intensa vita meno conosciuta, di Alberto Carlo Pisani Dossi politico diplomatico e archeologo, dagli anni settanta dell'800, sino agli anni dieci del '900, gli anni del ritiro a Como e dell'ideazione e costruzione del Dosso Pisani.  Alberto Carlo Pisani Dossi, nasce settimino a Zenevredo, nell'Oltrepò Pavese, dalla madre Ida Quinterio, in fuga dalla battaglia di Novara. Il padre, Giuseppe, ingegnere, di famiglia con tradizione risorgimentale, figlio di Carlo, carbonaro, condannato a morte dall'Austria, per i moti del 1821.
Vive l'infanzia e la giovinezza con la famiglia a Milano, in via Montenapoleone. Studi classici, prime opere, amicizia con gli scapigliati. Si laurea in legge a Pavia nel 1871 e vince, primo in graduatoria, il concorso per la carriera diplomatica al Ministero degli Esteri, che inizia nel 1872, abbandonandola poco dopo, per ritornare alle passioni letterarie, mai abbandonate. Nel 1877 chiede di essere riammesso nella carriera interrotta e scende di nuovo a Roma che diventa la seconda città della sua vita.
Nel '79 , nell'80 e 81 redige la relazione di bilancio letta alla Camera. Inizia la raccolta di ceramica aretina, industria fittile del 30 a.c.-40 p.c. Nell'81, presenta la Relazione sulle commissioni internazionali dei fiumi che separano o traversano più stati, con speciale riguardo alle Danubiane. Partecipa al “Censimento degli italiani all'estero” che presenterà al Re nell'84. Nell'87, è capo della segreteria di Crispi al Ministero dell'Interno, con incarico di tenere i collegamenti con gli Esteri. Capo di gabinetto agli Esteri partecipa ai colloqui col Bismarck a Friedrichsruhe. Scrive il discorso della Corona, letto da Re Umberto il 16 novembre. E' intermediario del primo tentativo di conciliazione tra Stato e Chiesa, con l'abate Tosti. Nel 1888-89, Crispi  su indicazioni di lui, attua la riforma del Ministero degli Esteri. Vengono abolite le direzioni generali ed istituito il sottosegretariato. Viene nominato capo di gabinetto unico, con controllo su tutti gli affari politici e amministrativi. Svolge intensa attività diplomatica fino al trattato di Uccialli (2 maggio 1889), con il negus Menelik. Inventa il nome dato all'Eritrea. Fa parte della commissione che presenta il progetto  al Parlamento per le scuole italiane all'Estero. Scrive il discorso della Corona letto in Parlamento da Umberto I° il 29 gennaio 1889. Accompagna Crispi al seguito del Re nel viaggio a Berlino. Nel 1891, cade il Governo Crispi, viene nominato ministro plenipotenziario in Colombia ed allontanato così dalle stanze del potere.
Beno Reverdini

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